Così Respail raccontò il caos immigrazione 52 anni fa
Alessandro Gnocchi · 28 Settembre 2025
In questa puntata di “Alta tiratura”, Alessandro Gnocchi racconta la figura di Jean Raspail, autore di un famoso e controverso libro uscito nel 1973, ristampato adesso per Science Books. Il testo scatenò un putiferio e accuse di razzismo a non finire contro lo scrittore.
“Il campo dei Santi” racconta la storia di una sorta di Flotilla al contrario: dall’India arriva un milione di disperati che sbarcano sulle coste francesi senza trovare praticamente alcun ostacolo e, di fatto, fanno crollare il regime democratico della Francia. Lo scalpore venne dettato da molteplici elementi. Il primo è che i navigatori della “invasione” vennero ritratti come degli uomini primitivi con una cultura arretrata. Poi il fatto che Raspail descrivesse le navi indiane come se in realtà provenissero dall’Africa magrebina, quindi islamica. Il terzo motivo è che questa violenta conquista venisse favorita da un ceto intellettuale politico che non sa difendere le ragioni dell’Occidente, non riconoscendole più, e quindi non è in grado di opporsi ai selvaggi. Raspail finì perfino in tribunale con l’accusa di razzismo e venne assolto. Gli fu inoltre imputato di appartenere agli Oas, un’organizzazione terroristica che non aveva accettato la fine del colonialismo e si comportava come una specie di servizio segreto deviato. E di nuovo scagionato.
Arrivò poi anche l’accusa di essere un tradizionalista cattolico, e in effetti Raspail era non solo un nostalgico della monarchia, ma anche un cattolico intransigente. Uno dei suoi più incredibili libri, scritto quasi vent’anni prima della rinuncia di Joseph Ratzinger, è “L’Anello del pescatore”, dove immagina un Papa di nome Benedetto abdicare, con il posto che rimane vacante fino alla compresenza di due Pontefici: uno ramingo e vagabondo per l’Europa e l’altro invece a Roma.
Raspail, da esploratore e aspirante antropologo, aveva passato gran parte della sua vita a studiare le tribù dell’Amazzonia: ed è per questo che le accuse di razzismo sono un po’ strane. Anche perché, nel frattempo, lo scrittore aveva già dato vita negli anni ’60 a un autentico capolavoro: “I Nomadi del Mare”. Racconta la storia di una tribù nomade che, scacciata da varie guerre locali, si sposta sempre più a sud, fino a che non si trova nella Terra del fuoco, tra Cile e Argentina. È una tribù che ha delle abitudini preistoriche terribili, però le vive con innocenza. A un certo punto questo gruppo deve fare conti con i colonizzatori spagnoli. La tribù viene decimata, ma quando l’ultimo di questi nomadi rimasti si allontana con la canoa per fuggire, ecco spuntare Dio dalle nuvole per dire a quell’uomo che lo proteggerà per sempre, anche se porta su di sé il peccato originale.
Il fatto interessante è che Jean Raspail ritrae i colonialisti come capaci di maggiore cattiveria rispetto agli uomini delle tribù, perché non hanno la scusante di non conoscere Cristo: lo conoscono eccome e lo maltrattano. Così come maltrattano quei selvaggi che, pur cattivi, sono comunque creature di Dio e meritano rispetto, non di sparire dalla faccia della terra. Davvero strano, insomma, il destino di questo grande scrittore: accusato di razzismo dopo avere scritto il libro forse meno razzista che sia mai esistito.