Da Kirk a Iryna, il woke si scopre violento

· 11 Settembre 2025


Nella nostra nuova rubrica “Sic et non”, Marco Tognini presenta e analizza i temi politici della settimana, nazionali e internazionali: fra gli altri temi Tognini analizza come la deriva woke stia generando fenomeni di violenza criminale, dall’ultimo caso, l’assassinio dell’importante attivista conservatore Charlie Kirk mentre era al centro di un dibattito all’università Utah Valley, a Iryna Zarutska, 23 anni, fuggita dall’Ucraina, che è stata uccisa fa dal 34 enne Decarlos Brown sulla metro di Charlotte, in North Carolina: i due non si conoscevano, e non sono emerse ragioni per l’accoltellamento. Ma l’uomo era già stato fermato 14 volte per diversi reati.

“Charlie Kirk, freddato da un killer che gli ha sparato al collo durante uno dei suoi dibattiti con gli studenti in un campo universitario dello Utah, era riuscito con la sua attività a riavvicinare la gente, grazie  a un dibattito a 360 gradi, parlando di temi importanti – come l’aborto – proprio nei luoghi dove il pensiero woke la fa da padrone”.

“Negli ultimi anni aveva portato avanti diverse battaglie politiche: alcune allineate a Trump, alcune forse più controverse (per esempio sul Covid) e altre sul cambiamento climatico: parlava di cicli naturali della terra e di un minimo impatto antropico, in nome del quale si vogliono sconvolgere le economie e i sistemi anche politici per creare degli allarmismi. È chiaro che se qualcuno e lo chiama negazionista cerca di snaturare quella che è la sua battaglia politica, quasi a dire: ‘Se l’è cercata…’. Se invece andassimo a leggere alcuni suoi tweet, capiremmo che stiamo parlando invece di una persona estremamente sensata e oggi, oltre alle parole di cordoglio, dovremmo far seguire anche una valutazione molto attenta su chi è stato veramente”.

“La seconda riflessione riguarda Iryna Zarutska, la ragazza uccisa a Charlotte da un afroamericano di 34 anni, già fermato 14 volte dalla polizia per diversi reati. La giudice Teresa Stokes, convinta democratica e sostenitrice di Kamala Harris, ha pensato bene di rimetterlo in libertà sulla base della sola promessa scritta di presentarsi in tribunale“.

“Lo scorso aprile era stato accoltellato a morte a Frisco, in Texas, un ragazzo statunitense, Austin Metcalfe. Per quel crimine è oggi accusato un altro americano, Carmelo Anthony, che andrà a processo nel 2026. Anche in questo caso il giudice ha emanato un’ordinanza per silenziare il fatto. Resta il fatto che, secondo le statistiche, gli stranieri – soprattutto se nordafricani e latinos – sono più propensi ai crimini violenti. Non basta dire che i reati diminuiscono, quando la percezione della sicurezza nelle nostre città è comunque ai minimi termini. Basta girare attorno alle stazioni delle nostre città per rendersi conto che la minaccia è dietro l’angolo. È violenza apparentemente senza senso: ma, nella sostanza, ce l’ha…”.


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