Parla Ursula, ed è subito passato remoto

· 10 Settembre 2025


Cari ascoltatori, evento passato più in sordina rispetto al solito, oggi c’è stato il discorso sullo Stato dell’Unione: non quello serio del presidente americano, ma quello dell’Europa di Ursula von der Leyen. Ed è stato straniante constatare che la presidente della Commissione sembrava parlasse da un altro tempo, da un altro mondo, tant’è che perfino i trombettisti del mainstream, che in altri momenti avrebbero riempito pagine, hanno tenuto un profilo bassissimo, perfino fuori dalle home page.

Il fatto è che mentre Ursula faceva il suo predicozzo, la guerra in Medio Oriente continuava a deflagrare, era esplosa la crisi dei droni russi in Polonia (la quale Polonia si sta consultando con la Nato, certo non con gli euroburocrati), andava avanti la grande guerra commerciale con lo scontro America-Cina sullo sfondo, la sfida fra il mondo occidentale e quello riunito a Pechino che ha lanciato la sua offensiva. Insomma mentre la geopolitica ribolle e la storia avanza, Ursula ha celebrato un rito stantio, terribilmente vecchio.

Non ripercorriamo i contenuti, che vanno dal mischione ideologico di sapore gretino alla millantata tenuta dell’Europa su dossier dai quali invece è del tutto esclusa. Citiamo solo una frase chiave pronunciata nel dibattito, che testimonia la scissione dalla realtà di Commissione ed euroburocrazia rispetto alla storia che si sta facendo di minuto in minuto.

Dice Ursula: “Non ci può essere dubbio sulle sfide che abbiamo di fronte. Un’altra cosa è chiaramente emersa da questo dibattito, l’Unione Europea è capace di agire”. Come no: del tutto fuori dal dossier mediorientale, balbettante sul conflitto alle nostre porte tra Russia e Ucraina e sulla crisi dei droni in Polonia, totalmente incapace di dare le carte nella guerra commerciale globale. Ci saremmo aspettati l’ingresso di due robusti infermieri che la accompagnavano dove può essere aiutata per riconnettersi con la realtà.

Ursula ha insistito: “Dobbiamo sviluppare l’urgenza di agire, se restiamo uniti possiamo creare le condizioni per la prosperità”. Peccato che se restiamo aggrappati al moloch burocratico e dirigista di quest’Unione, replicheremo le condizioni che hanno messo seriamente in crisi la prosperità sul continente, basta guardare in che condizioni sono la Germania e la Francia, quest’ultima perfino ridotta ormai a tetra, surreale enorme Grecia.

“L’unica maggioranza che può fare qualcosa per gli europei è una maggioranza pro-Ue”, che però è esattamente quello che negli ultimi lustri non ha fatto gli interessi dei popoli europei: totem ursuliani come il green deal hanno fatto saltare importantissime e saldissime filiere economiche, per esempio l’automotive e l’indotto che ne deriva, e lo stesso è accaduto a tutte le aziende sottoposte al folle carico burocratico green. Eppure lei si dice pronta a replicare quell’impostazione, tant’è che ha invitato l’Aula a “concentrarsi non su quello che ci divide, ma sulla nostra casa europea, su quello che ci unisce”. Se per casa europea si intende (come ammoniva Margareth Thatcher) la gabbia burocratica di questo superstato che livella e cala dall’alto ideologie sull’economia concreta dei popoli, è proprio quello che non si deve fare: piuttosto (come di nuovo diceva la Thatcher) bisognerebbe tornare a un’Europa la cui pluralità degli approcci, delle culture e anche delle economie, che agiscono in una competizione collaborativa, è un valore.

Questa è l’Europa che ci servirebbe: come ha detto recentemente Matteo Salvini, “stavamo meglio quando c’era la Cee”. Vi invitiamo a fare un esperimento: andate a rivedervi tutte le singole uscite oggi di Ursula Von der Leyen, e rileverete che la sintesi, prima che inquietante, è di grande tristezza. Sembrava parlare per conto di una realtà che non c’è, di un progetto vecchio, che si sta via via ritirando da tutti i dossier chiave e che deve rassegnarsi a essere superato dalla storia.


Opinione dei lettori

Commenta

La tua email non sarà pubblica. I campi richiesti sono contrassegnati con *




Radio Libertà

Background