Mondo al contrario: i ladri denunciano i cittadini!
Giovanni Sallusti · 5 Settembre 2025
Cari ascoltatori, vi sottoponiamo un caso notevole di mondo al contrario: a Venezia i borseggiatori denunciano i cittadini che li smascherano perché vengono filmati senza autorizzazione. È una sorta di distopia buonista, di sicuro un’inversione di ruoli, fra chi delinque e chi subisce l’atto criminale, un atteggiamento proprio della cultura mainstream, della classe pseudo-intellettuale e di molti organi mediatici di questo Paese.
La micro-delinquenza è da tempo una piaga fuori controllo nel capoluogo veneto, spesso alimentata da una comunità rom e addirittura, come testimoniato in un’inchiesta del Giornale, da un fenomeno di pendolariato del borseggio, operato da borseggiatori che vivono in altre città. Alcuni cittadini coraggiosi si sono organizzati (se non si sostituisce alle forze dell’ordine ma collabora con esse, lo spontaneismo organizzato ha un valore) e davanti a un atto criminale avvisano, lanciano l’allarme, riprendono con i telefonini. Ebbene, pare che ultimamente la categoria professionale dei borseggiatori abbia deciso di tutelarsi: i delinquenti hanno (seriamente) iniziato a denunciare i cittadini che li filmavano mentre erano in azione, accusandoli di violazione della privacy.
Decidere che fare di queste denunce è in mano al buon senso degli inquirenti ma, nel suo piccolo, il fatto che ciò accada è un segnale significativo della schizofrenia contemporanea e dei difetti del mainstream, che sulle parole accoglienza e inclusione esercita il vizio intellettuale di fare sociologia sui reati: c’è sempre una spiegazione di contesto, di disagio, di povertà, per cui la colpa è sempre della società e anche del cittadino autoctono, peggio se benestante.
Questo giustificazionismo estremo ha trovato in molti casi traduzione nelle sentenze di una magistratura spesso ideologizzata. Insomma, si tratta di una rinuncia al principio della responsabilità individuale che vale anche in sede penale: nella realtà non ci sono giustificazioni o guasti sociali da aggiustare, ci sono crimini da reprimere perché violano la libertà dei cittadini, e questo è un valore, in una società libera e liberale. Non si può perdere la distinzione elementare tra delinquente e cittadino comune, tra chi commette un crimine e chi lo subisce: invece, in questa melassa indistinta di buonismo, i criminali possono davvero pensare di denunciare chi li denuncia. Il messaggio che arriva da Venezia è che, se non ci liberiamo di questi cascami ideologici, non sappiamo in quale paradosso la prossima volta potremo imbatterci.