Ai cinesi d’Italia preferiamo il ciuffo di Trump

· 4 Settembre 2025


Cari ascoltatori, Donald Trump in effetti ha i suoi difetti, non fa dello stilnovismo diplomatico, a volte parte in fughe in avanti, a volte dilaziona le trattative quando sembrano inestricabili. Poi però ci si trova davanti dei ringalluzziti esponenti nostrani, anche bellii ammuffiti, del “partito cinese” e di colpo si rivaluta integralmente il presidente americano, si tifa per lui più di un elettore conservatore del Wyoming.

A monopolizzare l’attenzione delle cronache nostrane è stato Massimo D’Alema, che era a Pechino a quella specie di reunion di famiglia, con il partito comunista cinese, Vladimir Putin che vuole restaurare la potenza sovietica, Kim Jong-un macellaio stalinista per dinastia: D’Alema era in prima fila, commosso, e ha rilasciato dichiarazioni tipo “è importante ricordare la lotta eroica del popolo cinese, così importante per tutta l’umanità per la sconfitta del nazismo”. L’eroica lotta del popolo cinese, in verità, è stata contro l’invasione giapponese più che contro il nazismo, anche solo per una questione geografica: a noi sembra che contro il nazismo sia stata lievemente più rilevante quella flotta sbarcata in Normandia…

ll “leader Massimo” ha aggiunto: “Viviamo un momento difficile nelle relazioni internazionali: io spero, confido che qui da Pechino venga un messaggio per la pace, per la cooperazione, per il ritorno di uno spirito di amicizia fra tutti i popoli”, e intanto dietro di lui sfilavano missili ipersonici, nuove armi nucleari, tutta la parata militare, un gran bel messaggio di pace.

Questa è la doppia verità, cioè la vecchia dottrina da scuola comunista. Un altro esponente ammuffito del “partito cinese” di casa nostra è Romano Prodi, che ha fatto dell’anti-atlantismo la linea rossa della sua azione ultradecennale, e che ha scritto sul Messaggero un editoriale intriso di entusiasmo: “L’Europa deve guardare anche a est”, superando in zelo anche il Global Times, il quotidiano del regime cinese. “Il leader Xi Jinping ha chiamato tutti a raccolta per sfidare l’Occidente”, ha scritto esaltandosi al caldo delle libertà occidentali, “lo ha fatto con le proposte che fino a ieri erano proprie dell’Occidente, cioè la creazione di un mondo multipolare fondato sul libero commercio”. Cioè, garante del libero commercio sarebbe il leader di un totalitarismo, con una forma atipica di capitalismo di Stato che comanda su tutti gli aspetti della vita economica. Prodi non ricorda, di certo per non essere pignolo, i 1.400 laogai, cioè i campi di concentramento che la Cina ha sparsi nel suo territorio…

Oltre a questi due c’è tutto un mainstream entusiasta che compare sui giornaloni, sono i cosiddetti democratici o progressisti, che pur di venderci ed esagerare il momento di difficoltà geopolitica dell’America di Trump, si esaltano per questo asse fra le autocrazie: da sinceri democratici sono contenti che questo ritrovo di tiranni prenda vigore e sfidi l’Occidente, cioè sfidi le loro stesse libertà: è un altro dei loro soliti  casi di isteria, di masochismo collettivo. Noi di fronte a tutto questo ci aggrappiamo al ciuffo ossigenato e cosiddetto “impresentabile” che abita alla Casa Bianca: guardate bene gli esponenti del partito cinese e diventerete anche voi più trumpiani di Trump.


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