La non-lingua mainstream: vietato dire che il vandalo di Malpensa è africano

· 20 Agosto 2025


Cari ascoltatori, oggi vorremmo proporvi un piccolo saggio di non-lingua progressista, un passo avanti rispetto alla neolingua inventata da George Orwell nel suo capolavoro “1984”. La neolingua è un meccanismo linguistico che riproduce la dinamica del totalitarismo: stravolge e addirittura ribalta il senso di alcuni termini e delle relative frasi – per esempio., “la guerra è pace”, “la libertà è schiavitù” – in funzione di ciò che aggrada al partito, cioè al Grande Fratello.

Ebbene, il mainstream progressista di oggi è andato oltre e sta esplorando un nuovo stadio, la “non-lingua” woke: quando un termine corrisponde a un dato di realtà sgradito, lo si abolisce, lo si omette, non c’è bisogno di inventare un nuovo alfabeto, basta amputare quello vecchio.

Il caso di cronaca più recente in cui la non-lingua è stata applicata è quel che è accaduto questa mattina all’aeroporto di Malpensa: al Terminal 1 un uomo di 26 anni ha cominciato a inveire contro il personale, ha preso a martellate il desk di un check-in e gli ha dato fuoco dopo aver lanciato del liquido infiammabile. L’uomo è stato poi fermato dalle forze di polizia.

Qual è l’elemento che nella maggior parte dei titoli è scomparso? Il fatto che questa persona è un cittadino del Mali, un africano, regolare e senza precedenti. È solo banale cronaca, ma i giornaloni hanno glissato. Corriere della Sera: “Malpensa, 26enne appicca al fuoco vicino al check in e prende a martellate i desk. Evacuato il Terminal 1, non ci sono feriti”. Repubblica: “Panico a Malpensa: uomo appicca il fuoco al Terminal 1 e prende a martellate il banco del check-in”. La Stampa: “Paura a Malpensa, 27enne dà fuoco al Terminal 1 e prende a martellate il banco del check-in”. Del fatto che sia del Mali non si trova traccia fino a che non si leggono gli articoli all’interno, dove la parolina fastidiosa fa capolino.

Il punto è che alla narrazione dominante che viene apparecchiata quotidianamente non piace sottolineare che l’autore di questo gesto è un africano, perché in questa tavolozza di pseudovalori l’immigrato, lo straniero, è sempre perseguitato, è il dannato della terra oppresso dall’uomo bianco; e non fa gioco che possa essere autore di un fattaccio di cronaca. La lente dell’ideologia vizia tutto, anche il gesto folle di un singolo: l’autore è del Mali, ma potrebbe essere stato norvegese, o australiano, perché non dirlo? Non lo dicono perché hanno raggiunto l’ultimo stadio delle ideologie, la non-lingua.


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