Bravo Nordio, ora blinda le assoluzioni: Garlasco docet

· 24 Luglio 2025


Cari ascoltatori, avete notato come la notizia principale di questi giorni, che è la riforma della giustizia, si saldi con il fatto di cronaca che si è più imposto all’attenzione negli ultimi mesi, il caso Garlasco? La riforma, che ha appena avuto un passaggio fondamentale in Senato, è la prima grande crepa nella magistratocrazia che dal 1992 a oggi ha subordinato a sé il potere politico: i due grandi snodi sono separazione delle carriere e il sorteggio nel Csm, che fa saltare il cancro delle correnti.

Il caso Garlasco è nutrito di novità, ma soprattutto colpisce per la sua drammaticità e la sua atipicità, dalle storture della vecchia indagine alle rivelazioni nella nuova: ieri ne abbiamo dato conto con la nostra Laura Marinaro, che ha intervistato l’avvocato del condannato Alberto Stasi e quello del nuovo indagato Andrea Sempio.

Abbiamo legato le due cose perché la riforma della giustizia passata in Senato è un’operazione sacrosanta, ma è ancora parziale e speriamo sia la prima tranche di una riforma più radicale. Il ministro Carlo Nordio ha rilasciato al Giornale una intervista confortante: alla domanda di Hoara Borselli, “è vero che state pensando di abolire la possibilità per l’accusa di ricorrere in appello, in caso di assoluzione dell’imputato?”, ha risposto: “Oggi il ricorso è ovviamente del tutto legittimo, è la legge che va cambiata. Quando una persona viene assolta con formula piena l’unico motivo di impugnazione può essere un’evidente violazione di legge”. Nordio sta pensando a una sostanziale non appellabilità delle sentenze di assoluzione (a meno che non venga violato il diritto), sul modello americano: nella più grande democrazia liberale del mondo il diritto a un giusto processo è previsto nel pacchetto di diritti fondamentali approvato nel 1791, noto come Bill of Rights, quello dove si riconosce la libertà di parola, di stampa, di associazione, cioè il cuore della democrazia americana. È da qui che scaturisce il Quinto emendamento, che prevede l’impossibilità per un cittadino di essere processato due volte per lo stesso reato (double joepardy), e quindi la non appellabilità delle sentenze di assoluzione, a meno di violazioni di diritto nel dispositivo della sentenza, o per motivi di interesse nazionale.

A quel modello guarda Nordio, e per il nostro assetto giuridico sarebbe un avanzamento delle libertà individuali fondamentali: la dimostrazione è proprio nel caso di Garlasco. Oggi è molto difficile sostenere che Alberto Stasi sia stato condannato per l’omicidio di Chiara Poggi al di là di ogni ragionevole dubbio (frase cardine del nostro ordinamento), e uno dei motivi è che Alberto Stasi venne assolto due volte, in primo grado e in appello, e in Cassazione l’accusa stessa chiese l’assoluzione, caso veramente molto raro.

A inserire nuovi dubbi, a cascata, ci sono poi tutte le novità della nuova inchiesta che è in corso. Il caso Garlasco dimostra quanto sia fondamentale che Nordio faccia quel che ha detto nell’intervista al Giornale: se oltre alla separazione delle carriere, se oltre alla fine al meccanismo delle correnti verrà prevista la non appellabilità delle sentenze di assoluzione (con le dovute eccezioni), sul modello americano, avremo fatto un formidabile passo avanti sulla libertà. Sarà una riforma epocale, che il centro-destra potrà intestarsi per sempre.


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