Sala (e Milano!) in balìa dei veti di Bonelli
Giovanni Sallusti · 22 Luglio 2025
Cari ascoltatori, per darvi un’idea di quanto sia ormai paralizzata la Giunta Sala, ipotecata dall’ideologia della sinistra rosso-verde, e dei motivi politici per cui a nostro giudizio il sindaco di Milano si deve dimettere, ci viene in soccorso un personaggio chiave, non tanto della politica quanto dell’avanspettacolo. Stiamo parlando di Angelo Bonelli, portavoce dei Verdi e co-leader di Avs assieme a Nicola Fratoianni (ricordiamo che questi due sono i genii che hanno sfornato nuove speranze della politica come Aboubakar Soumahoro e Ilaria Salis).
Ebbene, Bonelli ieri ha rilasciato una dichiarazione a proposito di quel che sta accadendo a Milano: “Siamo convinti che il sindaco Sala potrà chiarire la sua posizione, ma una cosa è evidente, serve una profonda revisione delle politiche urbanistiche. La realizzazione di un nuovo stadio non rappresenta una priorità, se il sindaco Sala e la sua maggioranza riterranno che la priorità per Milano è la vendita dello stadio di San Siro, noi voteremo contro”. Già da subito Bonelli mostra di non saper bene quel che dice, perché è la Procura a dover chiarire se la sua ipotesi accusatoria sta in piedi, non il contrario. Ma la parte migliore è quella politica: secondo Bonelli non bisogna costruire mai più, bisogna fermare tutto e trattare Milano come se fosse un paesello di campagna. E sullo stadio, dossier chiave per questa Giunta azzoppata, Bonelli che fa? Minaccia di votare contro la maggioranza di cui fa parte, in ossequio al talebanesimo ambientalista di cui fa professione.
Da tutto questo emerge che la forza di Sala è pari a zero: è un sindaco commissariato e tenuto in piedi dal Pd, che traballava già prima e che ora non ha più margini politici, in balìa del veto del primo Bonelli che passa. Allora la nostra domanda è: una città come Milano, avanguardia e laboratorio di sviluppo del Paese, può essere seriamente appesa ai veti di Angelo Bonelli? Un estremista green-gretino dalle uscite picaresche, tipo quando ha definito l’intero centrodestra “una banda di climafreghisti” perché a luglio fa caldo; che produce esposti qualunque cosa succeda, l’ultimo è contro Matteo Salvini sul ponte sullo Stretto; uno che è arrivato a dire che se i Verdi non prendono voti è colpa della cultura cattolica, senza pensare ai cattolici borghesi che hanno (inspiegabilmente) sostenuto la traiettoria politica di Sala.
Milano oggi appesa a un personaggio del genere e alle sue paturnie: se lo meritano, i milanesi? O non siamo piuttosto in prossimità della conclusione dell’esperienza politica di questa Giunta, e sarà allora necessario restituire la parola ai milanesi? Sempre che si sia interessati allo sviluppo della città e non la si pensi come Bonelli, secondo cui Milano deve arretrare, dismettere la sua eccezionalità, il dinamismo, l’inventiva che ne sono l’ossatura. La risposta è già nella domanda…