Italia, fai saltare l’eurogabbia: tratta da sola con Trump
Giovanni Sallusti · 15 Luglio 2025
Cari ascoltatori, abbiamo un’opportunità di guastare i riti eurocratici e i suoi dogmi, gli equilibri anacronistici della Ue, e ce la offre il “guastatore” Trump. Il presidente Usa ha un suo piano commerciale, anzi un imperativo: reindustrializzare l’America per rifarla grande, perché con il solo consumo (di prodotti che vengono dalla fabbrica del mondo cinese) e senza produzione non possono esistere né un’America né un’occidente grandi.
Se questa sua scandalosa, indifendibile politica dei dazi (il mainstream continua a strillare) porta a galla l’insostenibilità di alcuni dogmi eurocratici, già solo per questo è una politica positiva. Ci riferiamo per esempio al patto di stabilità europeo, concepito in un’altra era geopolitica, che tiene congelata l’economia del continente rispetto ai suoi macro-concorrenti globali; oppure alla follia al quadrato del green deal: non si è mai dato nella storia dell’uomo il caso di un’entità politica che ha come stella polare un provvedimento che implica la sparizione della propria economia e delle proprie filiere industriali. Se la politica di Trump suona una sveglia e ci fa archiviare definitivamente il green deal e l’ideologia declinista che c’è dietro, è un altro effetto positivo.
Il terzo dogma eurolirico, e qui arriviamo al punto, è nei trattati in cui è scritto che la politica commerciale fa capo all’Unione europea. Ma questi trattati non sono un atto di fede, sono un fenomeno storico, forse anche una cantonata storica: quindi si potranno mettere in discussione, checché ne dica il mainstream. Nel nuovo ordine mondiale che si sta formando è ora di infrangere questo tabù, è ora di dire che sarebbe intelligente sedersi a trattare con Trump uno di fronte all’altro come Italia, come nazione sovrana quale l’Italia è. Sarebbe nostro interesse rompere questo dogma: primo, perché l’Italia per gli Usa non è una nazione qualunque, ma un amico, un alleato storico, e anche una una portaerei naturale nel Mediterraneo; poi perché i prodotti dell’eccellenza italiana non implicano una concorrenzialità diretta con le produzioni americane, a differenza delle eccellenze di altri Paesi, Germania in primis.
La Germania, tra l’altro, è il grande non detto di questo dogma, perché è lei l’ipoteca sulle trattative con gli Stati Uniti. Infatti l’Unione europea e l’euro sono stati i grandi escamotage della Germania riunificata, Paese a fortissima vocazione esportatrice: avere una moneta più debole del marco ha avverato una situazione di concorrenza alterata. Trump quando parla di Europa pensa alla Germania, perché oltre al fatto che, in quanto Paese egemone nell’Unione, ha sempre dato le carte, dal un punto di vista monetario l’euro è un gigantesco favore economico alla Germania.
Allora, l’orco dei dazi è l’elemento che ci può dare l’opportunità di mettere in discussione dogmi consolidati che non corrispondono al nostro interesse, e far saltare la finzione dell’eurogabbia: trattare da soli con gli Stati Uniti d’America si può e si dovrebbe, facendo valere la nostra particolarità geostrategica e il nostro rapporto storico, i nostri prodotti di eccellenza per i loro mercati. Il cappello dell’Unione europea non è un obbligo scritto nella pietra: demitizziamola, destrutturiamo un fenomeno storico e politico in ritardo sulla storia. Non c’è motivo di attardarci anche noi insieme a lei.