Arriva l’eurotassa per chi non spende nella difesa UE!
Giovanni Sallusti · 1 Luglio 2025
Cari ascoltatori, l’ultima proposta eurofolle supera le previsioni più nefaste sulla creatività di lorsignori. C’è questo think-tank di Bruxelles, che si chiama Bruegel, fondato nel 2003 su un’idea lanciata da Francia e Germania che sfociò in una dichiarazione di intenti tra l’allora presidente francese Jacques Chirac e l’allora cancelliere Gerhard Schroeder. L’attuale presidente di questo think-tank è l’ex presidente della Bce Jean-Claude Trichet e tra i suoi presidenti onorari c’è Mario Monti, quindi non è una realtà secondaria dell’establishment eurocratico, anzi ne è praticamente un’appendice.
Ebbene, l’idea partorita da questi signori è la seguente: tassare i Paesi dell’Unione Europea che non spendono abbastanza in difesa e impiegare le entrate così saccheggiate a spese giudicate di interesse comune. Questo è l’ultimo stadio della follia: sapete che siamo favorevoli a un aumento delle spese per la difesa e la sicurezza nazionali dentro la cornice Nato, che è quello che chiede Donald Trump, e prima di lui tanti presidenti Usa, per sanare uno squilibrio contabile nell’Alleanza atlantica e contribuire, proprio nel nostro interesse. Siamo invece ultracontrari al riarmo europeo, che è un riarmo franco-tedesco funzionale a interessi imperiali e o geoeconomici di questi due Paesi.
La proposta di Bruegel fa un salto di qualità, perché parte innanzitutto dall’assunto molto discutibile secondo il quale “i 27 paesi UE partecipano in modo differente alla spesa di difesa comune, ma in realtà ne beneficiano tutti ugualmente”: non è vero, non esiste alcuna difesa comune e noi beneficiano tutti dell’ombrello Nato, anzi finora americano. L’ipocrisia di Bruxelles è ripresa a piene mani nel ragionamento di lorsignori.
Il punto, dunque, è che, secondo costoro, chi a giudizio di qualche burocrate non implementerà aumenti sufficienti delle spese per la difesa nei prossimi anni, sarà soggetto a un contributo da destinare ad altri obiettivi di presunto interesse comune, tra cui la transizione verde e il piano di ripresa post pandemico Next generation Eu. La proposta prevede di stabilire un parametro di riferimento, che può essere la media della spesa per difesa dei Paesi Ue, oppure un valore fisso, per esempio il 2% del Pil, sotto il quale scatterebbe la nuova tassa dirigista, in barba al concetto di sovranità nazionale. In pratica, se un Paese non fa la politica di difesa che piace a Bruxelles, lo colpiscono con una tassa.
Qui si trovano riassunte tutte le strutture eurocratiche: il dirigismo, il livellamento di 27 Paesi diversissimi e con esigenze di difesa diversissime, il tentativo di portare acqua al mulino di un riarmo europeo che non fa gli interessi dei popoli europei, ma solo di due Stati, in un caso per velleità imperiali e nell’altro per risollevare le industrie abbattute dalla follia del green deal. Queste sono le parole d’ordine che circolano nei salotti che contano a Bruxelles, speriamo che contino sempre meno.