Pur di schivare il lavoro Landini si dà al cinema
Giovanni Sallusti · 15 Maggio 2025
Cari ascoltatori, ci sembra proprio che il segretario della Cgil Maurizio Landini farebbe qualunque cosa pur di non tornare in fabbrica: non diciamo a lavorare, essendo Landini in distacco sindacale dal tempo degli etruschi, ma almeno a confrontarsi con gli operai al tornio, a parlare quell’alfabeto, a intercettare quelle istanze di cui il suo sindacato non si interessa più: è diventato un movimento estremista, antagonista anche alla sinistra politica, e non ha più un legame neanche sentimentale con i lavoratori. Così Maurizio Landini si dà al cinema, e la nuova priorità della Cgil è lotta dura assieme a Geppi Cucciari ed Elio Germano.
Landini, infatti, ci ha messo non più di 22 secondi a fare proprio l’appello sottoscritto dal mondo dello spettacolo contro il ministro Alessandro Giuli e il bieco governo di destra che sta rovinando un settore che prima di loro era fiorente, fioccavano opere d’arte almeno pari al neorealismo. Ora, è noto il tasso di ipocrisia e doppiopesismo di questo mondo: dicono che è un comparto produttivo che deve stare sul mercato, però danno anche per scontato che debba essere comunque sempre sostenuto dallo Stato, cioè dai contribuenti. Eppure tanti mondi produttivi – è vero che non vanno sui red carpet – stanno sul mercato senza essere sussidiati, e combattono ogni giorno con il valore delle proprie idee.
Insomma, c’è una tensione fra i protagonisti del cinema e dello spettacolo e il ministro Giuli, il quale si è permesso di rispondere all’attore Elio Germano che lo aveva rimproverato di adottare logiche da clan: sostanzialmente, un attore progressista ti dà del mafioso, ma se tu rispondi sei fascista e stai censurando l’attore. Questo è il livello, non di una serata etilica, ma del dibattito pubblico di questi giorni.
Poi è arrivata Geppi Cucciari che, presentando i David di Donatello, si è esercitata in una certa sbavatura istituzionale: una battuta a Giuli in presenza del Quirinale di tutte le autorità, ci sta; ma accanirsi per cinque minuti è sembrato un po’ fuori format. E poi è stato il turno della lettera degli attori indignati. Giuli ha risposto ai due attacchi e a questo punto è spuntato Landini: “Risultano assolutamente inaccettabili gli attacchi subiti in questi ultimi giorni da esponenti del mondo dello spettacolo come Stefano Massini, Elio Germano e Geppi Cucciari, ai quali va tutta la nostra solidarietà. Ancora una volta i ministri di questo governo criminalizzano il dissenso per celare l’assoluta assenza di politiche su materie delicate come questa”.
Sembra una parodia del “radical chic” codificato da Tom Wolfe, che già aveva dei tratti parodistici, con i ricevimenti nell’attico a Manhattan del compositore Leonard Bernstein e il bel mondo dello spettacolo che parlava di rivoluzione. Pensate a Landini: tutto pur di non tornare in fabbrica, né parlarne, tutto pur di non imbattersi in un operaio in carne e ossa.