Ursula & C. pronti a venderci alla Cina: sono matti

· 11 Aprile 2025


Cari ascoltatori, già siamo intrappolati nel dibattito non-sense del mainstream che pur di dare addosso all’orco Donald Trump si mette a tifare per la Cina comunista, ma ora le cose si fanno anche più serie perché si entra nella geopolitica vera. Pare infatti che le due massime espressioni dell’eurocrazia, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, abbiano perso i freni inibitori e vogliano orientare l’asse strategico dell’Unione verso Pechino. Cioè abbandonare il legame transatlantico e fare della Cina comunista l’interlocutore privilegiato.

È un’intenzione che aleggiava giù all’indomani della vittoria di Trump, perché Ursula aveva cominciato subito a flirtare con il Dragone, una potenza che fra l’altro non conosce il concetto di partnership, ma solo la pratica del vassallaggio. Bene, oggi apprendiamo da un quotidiano di Hong Kong, il South China Morning Post, che Ursula e Costa si recheranno in Cina a luglio per incontrare Xi. Secondo le fonti della testata, “la visita si inserisce nel contesto di incertezza globale dovuto all’intensificarsi della guerra commerciale e risponde anche alla riluttanza del leader cinese a recarsi in Europa”. Insomma, Xi non si degna di venire in Europa, cioè di riconoscere una leadership, ma è disposto a ricevere gli aspiranti vassalli a Pechino e di esaminare la domanda di vassallaggio.

L’incontro di luglio rappresenterà, secondo il quotidiano di Hong Kong, “un serio sforzo per tornare a dialogare con Pechino, in un momento in cui le relazioni con gli Stati Uniti sono crollate”. Un semplice passaggio da uno a un altro, un calcione all’orco e un pellegrinaggio da Xi, senza badare alla storia secolare delle relazioni atlantiche, all’idea di Occidente, alla comunanza di valori.

Questa cosa è stata anticipata da una telefonata fra von der Leyen e il premier cinese Li Qiang, “per esortare Pechino a evitare un’ulteriore escalation della guerra commerciale”. La presidente della Commissione europea avrebbe sottolineato che “l’Unione Europea e la Cina hanno una responsabilità condivisa nel sostenere un sistema commerciale mondiale forte, riformato, libero, equo e con condizioni di parità”. Puro surrealismo.

Capite? Secondo il quotidiano di Hong Kong, questi geni del soviet europeo si recheranno dal gigante comunista cinese, il più grande totalitarismo del mondo, per “sostenere insieme un sistema commerciale riformato, libero ed equo”! Con coloro che hanno fatto della concorrenza sleale l’alfabeto delle relazioni commerciali del nuovo millennio, che hanno sconquassato il sistema del Wto diventando la fabbrica del mondo, perché non conoscono diritti né individuali né del lavoro! E i gli euro-geni vorrebbero impostare, proprio con costoro, un sistema del commercio con “condizioni di parità”?

Stanno portando il concetto di ossimoro a vette inesplorate: questi signori, invece di aderire lucidamente allo schema Trump e trattare una politica commerciale transatlantica con un vocabolario comune, libera e nell’interesse dei cittadini occidentali, credono di poter fare lo stesso con la Cina, la massima maestra di iniquità e di assenza di libertà, che sta portando avanti pratiche commerciali insostenibili per ampi strati di popolazione americana ed europea.

Giorgia Meloni andrà a Washington avendo bene in mente questo, portando l’idea dei dazi zero sull’asse transatlantico, già anticipata da Elon Musk con Matteo Salvini al Congresso della Lega. Ma nel frattempo siamo in una Ue i cui burocrati vivono in una realtà parallela e non capiscono che non esistono solo l’economia, ma anche la geopolitica e quella faglia di rottura della contemporaneità che si chiama “trappola di Tucidide”, lo scontro tra potenze: la temperatura della storia si sta incendiando ben oltre le percentuali dei dazi, e lor signori non dovrebbero avere dubbi sulla scelta della potenza con cui stare. Purtroppo adesso pendono verso quella cinese, mala tempora currunt.


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