Fronte popolare italiano: il club dei comunisti estinti
Giovanni Sallusti · 2 Luglio 2024
Cari ascoltatori, sappiamo che i progressisti italiani sono da sempre malati di una provinciale esterofilìa: vi ricordate la narrazione creata intorno a Zapatero e poi intorno a Obama, e per una breve stagione la stessa cosa con il greco Tsipras? Oggi Repubblica, con lo stesso afflato paesano, ci avvisa che sta arrivando il fronte popolare anche in Italia, pari pari a quello guidato in Francia da Mélenchon che dovrebbe opporsi all'”onda nera” di Le Pen: sostanzialmente un’accozzaglia di estremisti, gretini e ideologi fuori tempo massimo.
Dunque, da oggi esiste anche il fronte popolare contro i sovranisti d’Italia (che poi è l’ennesimo nome del campo larghissimo) il cui battesimo è avvenuto a Bologna, alla festa nazionale dell’Anpi. C’erano una varietà di rappresentanti di sinistra, da Maurizio Acerbo che è segretario di Rifondazione comunista (sì, esiste ancora) alla portatrice di armocromìa Elly Schlein; il padrino del battesimo è stato Gianfranco Pagliarulo, presidente dell’Anpi, braccio destro di Cossutta ai tempi del Pci. Per chi non c’era: i cossuttiani erano i più sovietici dentro un partito sovietico. Pagliarulo ha diramato gli inviti nel pieno rispetto dello strabismo culturale che accompagna l’Italia dal dopoguerra, per cui la resistenza riguarderebbe solo la sinistra. Ed è inutile ogni appello a non dimenticarsi di Edgardo Sogno, dei numerosi monarchici, liberali, dei carabinieri che coraggiosamente combatterono l’invasore nazista. È uno strabismo storico a cui ormai siamo abituati.
Così, per Elly Schlein è un bene che in Francia ci sia un accordo di tutti per frenare le destre: conta solo che le destre non vadano a governare, che non si inneschi quel meccanismo dell’alternanza che connota le democrazie mature. Poi ha rivendicato delle “battaglie comuni” a tutte le forze di sinistra: la difesa della sanità pubblica, della scuola pubblica, del lavoro dignitoso, che però sono tutti temi che negli ultimi 15 anni la sinistra e il Pd al governo hanno stracciato e buttato. Pagliarulo ha avuto un brivido di piacere quando Elly ha difeso sovieticamente la proposta del salario minimo e quando ha attaccato le “riforme sbagliate” portate avanti da questo governo. Ha alzato la mano pure Fratoianni che, colpito da un lampo di genio, ha detto che come è accaduto in Francia l’idea di mettersi tutti insieme per battere queste destre è già “un bellissimo programma”. Fratoianni ha un pregio, non fa neanche finta. Per il resto, niente: un’idea di società, di crescita economica del Paese, una riflessione sulla ripresa culturale, i problemi sullo scenario internazionale, la collocazione dell’Italia in un contesto incendiato da varie crisi globali, niente, sono tutti dettagli, l’importante è fermare le destre.
Anche Riccardo Magi di +Europa ovviamente si è lanciato, prontissimo all’unità contro le destre, cosicché il clima si è fatto talmente surreale che perfino Giuseppe Conte per qualche secondo ci è sembrato uno statista. Conte ha detto: io non mi accontenterei di accordi di desistenza per battere le destre, punterei su un programma di governo, su un cambiamento della società vero e positivo. Ovvio che si trattava di una supercazzola detta da un signore che si è alleato con chiunque pur di stare a Palazzo Chigi, e pensate che la cosa più intelligente l’ha detta lui.
Insomma, alla fine abbiamo un fronte popolare ancora più grottesco e politicamente vuoto di quello francese, perché in Francia non ci sono i fascisti e questo ormai è acclarato, oppure dovremmo pensare che un terzo dei francesi lo sia. In Italia le destre governano da due anni, non hanno toccato alcuna libertà costituzionale, hanno posizionato il governo italiano come uno dei più atlantisti d’Occidente, stanno segnando una faticosa ma oggettiva ripresa economica, stanno governando il Paese con una normale politica liberal-conservatrice.
Ma come si può resistere al richiamo provinciale dell’esterofilia?