Askatasuna: la pacchia è finita, andate in pace

· 18 Dicembre 2025


Cari ascoltatori, il compagno Fratoianni ha detto che la polizia non ha fatto bene a sgomberare il centro sociale Askatasuna. Infatti non ha fatto bene: ha fatto benissimo! Ma il compagno Fratoianni ogni volta che parla si allontana a grandi passi dalla verosimiglianza delle cose: da bravo campione della sinistra, è fedele alla lezione post-sessantottina secondo la quale si sta sempre con i figli di papà pseudo-contestatori, e mai con i lavoratori in divisa che presidiano nelle strade i nostri diritti, compresi quelli di Fratoianni.

Lo sgombero di Askatasuna invece è un’ottima notizia per chi tiene alla convivenza civile: è finita la pacchia per quella zona franca, spesso illegale, che si presenta come pseudopolitica ma è solo antagonista. L’iniziativa, che è partita stamattina, è figlia di otto decreti di perquisizione, di cui uno appunto ad Askatasuna, nell’ambito dell’inchiesta per gli assalti alle Ogr, alla sede di Leonardo, alla sede del quotidiano La Stampa, alla città metropolitana, avvenuti durante la cagnara belluina dello squadrismo rosso pro-pal a Torino.

Fra i reati contestati figurano danneggiamento, imbrattamento, invasione di edifici, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. Nel mitologico pantheon della sinistra antagonista (che ormai coincide con la sinistra tout court), l’edificio di corso Regina Margherita 47, sono stati trovati all’alba sei attivisti in una parte inagibile del palazzo, un dato di realtà che non si poteva più nascondere e che ha fatto saltare il patto del Comune con un “comitato di garanti”, che aveva trasformato l’occupazione abusiva di Askatasuna in un caso di “co-progettazione sui beni comuni”, una di quelle supercazzole buoniste usate da certe amministrazioni di sinistra per coccolare gli antagonisti.

Ora anche quest’ultimo velo è caduto, anche il sindaco Stefano Lo Russo ha dovuto prenderne atto, e si è proceduto con lo sgombero dell’immobile. La reazione di questi signori, che hanno un curriculum di violenze, di scontri di piazza, di assalti ai cantieri della Tav in Val di Susa, è stata espressa da un loro illustre esponente: “Possono muovere tutti, l’esercito, la questura, tutti quanti, ma non retrocederemo di un passo. Questo è un attacco, ma non un attacco alla Askatasuna, è un attacco a tutto il movimento per la Palestina”.

Ammesso e non concesso che costoro sappiano collocare la Palestina sulla carta geografica, è solo uno dei tanti pretesti per celebrare l’eterno ritorno del loro rito, sempre il solito, cioè la violenza di piazza: “Lo diciamo chiaramente a Meloni, a Piantedosi e a Lo Russo: non abbiamo paura, l’unica risposta saranno le strade piene di giovani incazzati che non abbasseranno la testa”. A noi suonano vagamente come delle minacce, magari qualcuno chiederà chiarimenti a questo signore.

In ogni caso, sarà bene che se ne facciano una ragione: la pacchia in cui hanno vissuto per decenni è finita. Anche loro dovranno osservare le regole del consesso civile, tra le quali c’è che non si occupano abusivamente edifici e che non si promuove né si pratica la violenza di piazza. Tutto questo spiacerà molto al milieu intellettuale che nei salotti alto borghesi canta le lodi dei centri sociali passandosi le tartine al caviale. Ma noi siamo soddisfatti, è una buona notizia, per Askatasuna la pacchia è finita!


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