La Cgil esulta per la liberazione dell’imam: game over
Giovanni Sallusti · 16 Dicembre 2025
Cari ascoltatori, attenzione perché la Cgil ha parlato. Di problematiche del lavoro, delle condizioni dei lavoratori? No, macché. La Cgil di Torino ha tenuto invece a illuminarci con il suo parere sulla liberazione dell’imam Mohamed Shahin, decisa da giudici che evidentemente hanno un’idea particolare della realtà contemporanea. Ricordiamo che il signor Shahin descrisse il 7 ottobre come un episodio di “resistenza”, e in un evento pubblico si dichiarò d’accordo con quel pogrom selvaggio contro l’ebreo in quanto ebreo, che a suo giudizio non rientrava tra gli episodi definibili di violenza.
Ebbene, nel clima festante degli ex progressisti che ormai esultano alla vista di qualunque oscurantista, non poteva mancare il parere della Cgil di Torino, che ha espresso “profonda gioia per la sua liberazione”: sì, proprio di quello lì, quello contento del 7 ottobre e che il Ministero dell’interno ha collocato in una rete potenzialmente pericolosa. Secondo la Cgil è “una vittoria per la comunità torinese e per lo Stato di diritto”.
Il fatto che questo signore non solo possa impunemente rilanciare la propaganda di Hamas – perché le sue dichiarazioni sul 7 ottobre quello sono – ma rappresenti anche una vittoria per la comunità di un’importante città italiana nonché dello Stato di diritto (cioè un costrutto occidentale, liberale, plurale) dimostra che siamo precipitati in una dimensione in cui il linguaggio non ha più contatto con la realtà. Per capire perché la Cgil di Torino ne sia così felice, bisogna risalire tutta la filiera e arrivare a Maurizio Landini, che ormai da mesi è diventato uno dei leader del cartello pro-pal. Landini più volte ha provato a bloccare il Paese (provato, perché i suoi scioperi hanno un tasso di adesione ogni volta più in calo), su Gaza, sulla flotilla e sulla Palestina: e alla fine, che cosa resta del più grande sindacato italiano non lo sappiamo più neanche noi.
