Gian Micalessin: L’Europa? Un mollusco inerte
Giovanni Sallusti · 13 Dicembre 2025
Questa settimana, a “Parlando liberaMente”, la nostra intervista settimanale con i protagonisti della politica, dell’attualità, del giornalismo, Giovanni Sallusti discute con Gian Micalessin, storico inviato di guerra ed editorialista de il Giornale, dell’attualità politica e internazionale – in particolar modo delle possibilità di concretizzare una tregua nel conflitto tra Russia e Ucraina, con Trump al centro della trattativa.
“Non mi hanno scandalizzato per nulla le dichiarazioni di Donald Trump sulla debolezza dei leader europei: non ha fatto altro che evidenziare una realtà che è sotto gli occhi di tutti da anni, ovvero quella rappresentata da un’Europa che non solo non decide, ma che è strutturalmente inadeguata a compiere decisioni quando si tratta di affrontare questioni esistenziali che mettono a rischio la sua stessa sopravvivenza”.
“Pensiamo a quante crisi internazionali ci sono state negli ultimi 15 anni: quella del debito sovrano del 2009, quella dei migranti del 2015, quella del Covid del 2020 e infine quelle ucraina e palestinese, dove l’Ue è finora stata un mollusco pressoché inerte, privo di muscoli e incapace di esprimere una posizione, perché i suoi strumenti sono inadeguati. Il trattato di Maastricht è stato scritto nel 1992 e si occupa soltanto di economia, quindi non c’è alcun riferimento alla difesa comune, per esempio. E poi non c’è una Costituzione cui ispirarsi. Insomma: Trump ha pienamente ragione. Con il suo famoso ‘documento di sicurezza nazionale americano’ il presidente Usa ci dice che vuole un alleato che creda negli stessi valori e che si dia una svegliata: altrimenti che alleato è?”.
“Volodymyr Zelensky ha una disperata necessità di sopravvivere, quindi si aggrappa a chiunque – persino ai volenterosi – che possa aiutarlo a far convergere Trump almeno leggermente verso di lui. Stiamo parlando di un leader che non ha più uomini da mandare in guerra e che ha tutta la sua classe dirigente coinvolta negli scandali per corruzione. Dunque si ritrova con una guerra sostanzialmente persa, per cui deve continuare ad avere l’appoggio della Nato per non ritrovarsi i russi in tutto il Donetsk. La verità è che una sconfitta accettata oggi sarebbe sicuramente meno dolorosa rispetto a quello che accadrebbe tra un anno, quando i russi avranno continuato la loro avanzata. Ed è proprio questo è l’elemento che Trump cerca di spiegare, ma i volenterosi (e Zelensky stesso) non vogliono capire”.
“Sul fronte opposto, anche Vladimir Putin sarebbe interessato a uscire da questo stallo, perché il rischio concreto è che la Russia possa diventare sempre più dipendente e vassallo della Cina, della quale non può fidarsi più di tanto. Ecco allora che gli Stati Uniti vogliono offrire a Putin la fine delle sanzioni e un ritorno ai commerci proprio con gli Usa, in chiave anticinese. Del resto, il Paese asiatico è il vero grande nemico di Trump, essendo il più potente sia dal punto di vista economico sia – in prospettiva – da quello militare. Si tratterebbe quindi di un ipotetico futuro non così pessimo per il presidente russo, visto che quest’ultimo ha sempre guardato bene all’Europa nell’ambito dello scambio tra il gas e i manufatti prodotti dal nostro continente. Sono convinto che Putin accetterebbe volentieri questo tipo di equazione”.
