Il partito islamico ci avvisa: “Nel 2050 incontrastati”
Giovanni Sallusti · 9 Dicembre 2025
Cari ascoltatori, finalmente si gioca a carte scoperte, almeno adesso lo dichiarano: esiste un (agghiacciante) progetto politico-culturale che salda rivendicazioni della comunità islamica piegata verso l’islamismo mascherandosi da movimento democratico, con l’alfabeto dominante nella neo-sinistra woke, dirigista, politicamente corretta, che a quanto pare si è messa in testa di nutrire il coccodrillo con l’obiettivo di essere mangiata per ultima, come avrebbe detto Winston Churchill. Questo tipo di saldatura è un fenomeno della contemporaneità, l’abbiamo visto in Francia, nel Regno Unito, e oggi esprime il sindaco di New York, la città della Statua della Libertà, che è socialista-islamico con un passato di frequentazioni in bilico sull’islamismo. Ecco, queste istanze stanno emergendo in modo sempre più trasparente anche in Italia.
Per esempio, il Giornale ha fatto il punto su questo fenomeno citando tale Ibrahim Youssef, divulgatore, dottore in scienze politiche e filosofia, attivista dei Giovani musulmani d’Italia e volontario dell’Islamic Relief Italia. Il Giornale racconta che questo attivista è intervenuto in un podcast, che si presenta come un progetto di potenziamento personale e crescita spirituale.
Youssef, esponente colto della comunità islamica, ha imbastito proprio un ragionamento di prospettiva, eccone qualche passo: “Pensate al caso dell’Italia, oggi abbiamo dei partiti di destra che quasi un secolo fa erano coloro che sterminavano gli ebrei e ora promuovono lo Stato di Israele”, e già siamo nel campo della follia: se la premessa è che la Lega e Fratelli d’Italia erano coloro che sterminavano gli ebrei, abbiamo paura delle conclusioni. Dice Youssef che hanno fatto un cambio radicale enorme e anche la comunità islamica a suo giudizio deve fare un cambio radicale, a partire, ed è questo il cuore del progetto, “dai numeri: se infatti nel 2022 i musulmani erano il 4,6% della popolazione italiana, le proiezioni la portano al 9,6% nel 2050. Ebbene, partendo dall’ipotesi che questo 9,6% abbia cittadinanza italiana e possa votare” (ecco che cosa c’è dietro le battaglie retoriche della sinistra sulla cittadinanza facile: i voti) “capite che la comunità musulmana avrà un impatto enorme dal punto di vista politico: se votassero tutti, un partito come la Lega non si permetterebbe mai di andare contro la comunità islamica, perché altrimenti non potrebbe vincere”. Insomma la Lega è lo spauracchio dei progetti islamo-gauchisti, per cui uno dei loro obiettivi è che non possa permettersi di andare contro la comunità islamica.
Ancora più interessante: “Spero che nel 2050 ci siano personaggi molto meglio di Mamdani”, che per loro è un più o meno un mollaccione contaminato dal consumismo newyorkese. Da qui la conclusione: “Bisogna far sì che quando un musulmano entra in politica noi lo appoggiamo”, a priori, per il fatto che è musulmano, perché evidentemente essere musulmano significa condividere un progetto di cambiamento della società in nome dell’islam, che Michel Houellebecq aveva già anticipato come “sottomissione”.
“Il musulmano in politica non può promuovere tutto quello che un musulmano dovrebbe promuovere”, dice Youssef, non è che si può fare la sharia dalla sera alla mattina, “però step by step”, sintesi perfetta della strategia dei Fratelli musulmani, di tutti gli addentellati di questa galassia, ai quali dà sponda la neosinistra islamo-gauchista: la sottomissione graduale, gentile, anche se è un ossimoro.
Questo cambiamento di volto, di coordinate storico-culturali di un continente, è il contenuto del documento di strategia americana sull’Europa, è il rischio che secondo gli Usa stiamo correndo. Ma noi ci siamo scandalizzati, abbiamo inveito contro Trump, abbiamo detto che gli americani sono diventati nemici dell’Europa. E adesso che ce lo dicono proprio loro, gli intellettuali islamici, i loro attivisti, i loro youtuber, che il progetto è quello, cambiare volto alle nostre società in nome dell’Islam? Capite allora che la misura proposta da Matteo Salvini, stop a ogni permesso per gli islamici finché non firmeranno un accordo con l’Italia e si impegneranno a rispettare le nostre leggi e tradizioni, è il contrario di una battaglia razzista: è una battaglia di libertà. Perché il progetto è chiaro, ce lo dicono proprio loro, e se non lo capiamo neanche ora è solo colpa nostra.
