Basta guardarsi l’ombelico: l’Ucraina non si salva senza l’America
Giovanni Sallusti · 4 Dicembre 2025
Cari ascoltatori, imperversa un’attitudine ombelicale nel modo con cui sono raccontati il dramma della guerra in Ucraina e il tormentato tentativo negoziale dell’amministrazione Trump, un’attitudine isterica tipica del mainstream. È ovvio, anche solo per una questione geografica, che non si può dare soluzione della guerra in Ucraina senza l’Europa. Però poi bisogna essere realisti: l’Europa (neanche la Ue, che ha già ampiamente dimostrato di essere incapace di gestire questi dossier) ha la forza di sciogliere il nodo Ucraina? Può rappresentare una deterrenza credibile, che garantisca la libertà dei popoli europei dalle pulsioni russe? La risposta è no.
E questo perché si tratterebbe di un tentativo “alla francese”, in quanto l’ombrello portatile di Macron e un ipotetico l’esercito unico a guida Parigi, che è l’unica potenza nucleare del continente, non basterebbe a contenere l’orso russo, men che meno a preoccuparlo. Quindi, se si vuole costruire una cintura di sicurezza che tenga alla larga Putin, non si può fare a meno degli Stati Uniti. Questa realtà prescinde dalla presenza alla Casa Bianca di Donald Trump: l’Europa, semplicemente, non può fare da sola, ha bisogno della macchina industriale, diplomatica, politica, anche militare degli Usa.
A questo punto si pone un’altra domanda: per l’America la guerra in Ucraina è una priorità geopolitica? La risposta è ancora no, per gli Usa e per la sua amministrazione è un dossier che va chiuso: viste da Washington, le steppe del Donbass non sono il centro del mondo, e non dovrebbero esserlo neanche viste da qui, nel senso dell’Occidente, del mondo libero: il bivio della storia, la sfida vera è fra dinamiche globali, fra l’Occidente e il gigante cinese che ha un progetto di egemonia dichiarato ed è la vera minaccia quanto a prospettiva tecnologica, di soft power, diplomatica, di potenza economica e anche militare. Tutti questi aspetti solo Pechino li maneggia tutti insieme e li può usare come armi, Mosca non può. Trump, in quanto presidente degli Stati Uniti e capo del mondo libero, è di fronte a questa realtà.
Quindi serve una dose di quella che Machiavelli chiama “verità effettuale della cosa”: non esiste un’alternativa credibile – a meno che non si scelga di giocare al gioco di Putin – allo stare a fianco del tentativo negoziale americano; che è anche teso a divincolare Putin dall’abbraccio mortale con la Cina, toglierlo dalla condizione di vassallo. Se infatti Mosca può continuare una guerra in cui non sta vincendo, ma guadagna pochi metri al giorno al costo di perdite enormi, è perché ha potuto convertire la sua economia in un’economia di guerra, e lo ha potuto fare solo grazie al Dragone cinese.
Chiudendo la guerra, Trump spezzerebbe questo asse innaturale e sbilanciato, che va contro la storia e gli interessi strategici della Russia. Ma soprattutto, visto da qui, stare con gli Usa è l’unica prospettiva verosimile, non certo seguire i poveri volonterosi e Macron con le sue turbe bonapartiste: l’approccio credibile e produttivo è sostenere l’Ucraina, ma con l’obiettivo di arrivare al deal americano. Ed è interesse di tutto il mondo libero.
