In balia dei pro-pal: “Non sanno chi hanno aggredito”
Giovanni Sallusti · 2 Dicembre 2025
Cari ascoltatori, nel campionario straniante, doppiopesista, anzi proprio surrealista di reazioni del bel mondo intellettual-giornalistico progressista dopo l’assalto squadrista pro-pal alla redazione della Stampa, c’è da annoverare anche la reazione di Annalisa Cuzzocrea, ex vicedirettrice della Stampa, che ospite di Fabio Fazio ci ha consegnato parole molto indicative dell’abbaglio culturale in cui annaspano gli ex progressisti oggi oscurantisti.
“Andrea Malaguti (il direttore, ndr) e io abbiamo fatto una prima pagina con scritto ‘genocidio’. Non ci siamo preoccupati di come avrebbe reagito una parte dell’opinione pubblica”: ma non è strano, il 99% del mainstream giornalistico, intellettuale, televisivo, editoriale, universitario replicava i mantra del genocidio a pappagallo, per cui anche la Stampa si trovava in pieno conformismo da bolla intellettuale. Ha proseguito Cuzzocrea: “Tutto questo, quei ragazzini che hanno imbrattato le sale per le riunioni non lo sanno: questa è la cosa che mi ferisce di più, perché non sanno cosa hanno aggredito”.
Quindi la cosa che la ferisce di più non è l’attacco squadrista alla libertà di stampa tout court, ma l’attacco al suo giornale anche se aveva messo in prima pagina la parola “genocidio”, aveva strizzato l’occhio al tic pseudo culturale di questi signori, che non sanno cosa hanno aggredito: insomma è spaesata come se avesse subìto un attacco interno al suo mondo di riferimento. Ci viene da dire: scusi Cuzzocrea, sarebbe stata meno ferita, sarebbe stato meno grave se le squadracce pro-pal avessero assaltato giornali che non hanno messo in prima la parola genocidio e che coltivavano legittimamente un altro punto di vista?
Cuzzocrea si è poi probabilmente resa conto dell’ambiguità delle sue parole, così ha rilasciato un lungo post su X dove dice che non c’era nessun intento giustificazionista, che lei ha sempre combattuto l’antisemitismo e via dicendo. Va benissimo, ne prendiamo atto. Il punto, però, è che nemmeno se assaltano i loro giornali si fanno domande, si regalano un po’ di autocritica. Rifletta: se – dopo aver coccolato parole d’ordine come il genocidio inesistente di Gaza, aver raccontato in modo manicheo quello che accadeva in Medio Oriente, aver fatto del palestinese sempre e comunque il dannato della terra – proprio il brodo terzomondista e antagonista in cui anche la Stampa ha sguazzato assalta il giornale che credeva di esserne un riferimento, a nessuno viene il dubbio che tutta questa storia sia un gigantesco abbaglio culturale? Perché a furia di fare i puristi contro il fantomatico genocidio, come da insegnamento sempiterno di Pietro Nenni, esiste sempre qualcuno più puro che ti epura.
