Bologna pro-pal: albanese premiata e militari puniti

· 1 Dicembre 2025


Cari ascoltatori, pare proprio che ci sia un “caso Bologna” nella cronaca politica italiana. Bologna, la rossa e fetale, cantava Guccini in un’altra era politica e ideologica: in questa era, invece, si candida a termometro per misurare lo schleinesimo, che oscilla tra istinti arcobaleno e pulsioni pro-pal, anche se sono in contraddizione tra loro. Il capoluogo emiliano si offre a specchio delle sue distorsioni pseudo progressiste, perché in un solo giorno sono arrivate due notizie proprio da lì. La prima è che l’Università di Bologna è stata accusata dal capo di Stato maggiore dell’esercito, il generale Carmine Masiello, di non aver voluto attivare un corso di laurea ad hoc per i militari dell’Accademia di Modena, relativamente alle materie umanistiche, decisione assunta dal Dipartimento di Filosofia.

È intervenuta la premier in persona: “Ritengo che la decisione assunta dal Dipartimento di Filosofia dell’Università di Bologna sia un atto incomprensibile e gravemente sbagliato”, anche perché la formazione umanistica e filosofica è bagaglio indispensabile per un militare formato, di rango, all’altezza delle sfide della contemporaneità. È difficile non vedere un “non entusiasmo” per le divise all’interno dell’Ateneo bolognese, per quello che esse rappresentano, anzitutto la difesa della nazione, la sua credibilità anche geopolitica che senza forze armate non esiste. Insomma, un cosmo valoriale che non pare graditissimo all’Università di Bologna.

La seconda notizia riguarda la guru di questo strambo neoprogressismo oscurantista, Francesca Albanese, che in questi giorni è intervenuta a proposito dell’indecoroso assalto degli squadristi pro-pal alla redazione della Stampa: ha espresso un’iniziale solidarietà, ma poi ha aggiunto che “questo sia un monito alla stampa a tornare a fare il proprio lavoro”. Una dichiarazione agghiacciante che rimanda ad anni bui: ha definito “un monito” quell’azione sciagurata, e la Bologna progressista si è lanciata in ginocchio a conferirle la cittadinanza onoraria. Per qualche ora sembrava aver fatto capolino l’ipotesi di elementare consapevolezza democratica di rivedere questo provvedimento, ma poi s’è rivelata un fuoco di paglia: in Consiglio Comunale la maggioranza con un escamotage ha votato l’ammissibilità dell’ordine del giorno presentato dalle opposizioni per revocare la cittadinanza, ma non l’urgenza, per cui di fatto il Comune non tornerà sui suoi passi.

Quindi, nonostante l’albanese con quella frase abbia violato due concetti cardine di una società liberale, cioè che cosa sono la libera stampa e la dialettica democratica e civile, rimarrà cittadina onoraria di Bologna. D’altronde Bologna è governata dal sindaco Lepore, che di questo strambo progressismo è un’emanazione: quasi un anno fa, all’inizio di gennaio, ricevette in Consiglio comunale alcuni dei gruppi antagonisti che avevano messo a soqquadro la città, questo è il clima. Allora, se volete capire l’evoluzione – o l’involuzione – della sinistra, tenete d’occhio che cosa succede nella Bologna non più rossa e fetale, ma arcobaleno e pro-pal…


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