Ora l’Eurosoviet arcobaleno ci impone le nozze gay

· 26 Novembre 2025


Cari ascoltatori, l’eurosoviet, anche arcobaleno, resta eurosoviet. Lo diciamo leggendo una notizia sui giornali di oggi, la cui estrema sintesi la si può leggere, per esempio, nel titolo di Libero: “L’Europa ci impone i matrimoni tra gay”. C’è la storia di Jakub Kupriak e Mateusz Trojan, il primo di cittadinanza tedesco-polacca, il secondo solo polacca, che si sono sposati civilmente a Berlino, dove è riconosciuta questa possibilità. Una volta tornati in Polonia hanno dato via una battaglia legale per far trascrivere il loro matrimonio anche in Polonia, Paese nel cui ordinamento non è previsto.

Al di là del merito della vicenda, è successo che la Corte di giustizia europea ha stabilito che un matrimonio legalmente contratto in un Paese dell’Unione deve essere riconosciuto in tutti gli altri Stati membri, usando come cavillo il fatto che se un cittadino ha esercitato la propria libertà di circolare e di soggiornare in uno Stato membro diverso dal suo, può valersi dei diritti connessi a tale qualità, tra i quali quelli relativi alla non discriminazione sull’orientamento sessuale.

Ora, è sacrosanto che un individuo non debba essere discriminato per le sue scelte sessuali, è una inderogabile norma di civiltà. Ma altro è l’obbligatorietà dell’istituto del matrimonio tra omosessuali con il timbro della Corte di giustizia europea, che dalla sua sede impone a tutti i Paesi del continente una scelta che invece attiene alla sovranità politica degli Stati, sulla quale a decidere devono essere il popolo tedesco, quello polacco, o francese, o italiano, tramite i rispettivi governi liberamente eletti. Altrimenti è un caso di trionfo del moloch burocratico, dirigista, leguleio, eurocratico prima che europeo, in cui già alla fine degli anni Ottanta si stavano trasformando le istituzioni continentali, come al tempo aveva denunciato Margareth Thatcher.

Imporre un’ideologia arcobaleno per sentenza è la morte della politica, dell’autodeterminazione dei popoli e delle nazioni, è un altro caso di autoritarismo dei buoni, fortemente inquietante: l’Italia deve adeguarsi a questa sentenza per forza, anche se il popolo italiano ha dato il suo consenso a un programma di governo che non contempla il matrimonio tra omosessuali – sia chiaro, non si parla della discriminazione dell’individuo omosessuale, che non può esistere in uno Stato liberale, ma la possibilità del matrimonio, dell’estensione dell’istituto del matrimonio alle coppie omosessuali. Quella è una scelta politica che deve stare all’interno del principio di rappresentanza dei popoli, altrimenti è eurosoviet: perbene, buonista, formalmente inappuntabile, arcobaleno, ma sempre eurosoviet, e noi il soviet non piace, di nessun colore.


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