Controllo & censura: ecco a voi i signori del clima
Giovanni Sallusti · 14 Novembre 2025
Cari ascoltatori, sembra di vivere ogni giorno di più in un incubo distopico, in cui le altisonanti e vezzeggiate istituzioni internazionali si dedicano a costruire verità incontestabili da calare nelle nostre vite. Ieri il nostro Marco Tognini vi ha raccontato la proposta fortemente orwelliana della Commissione europea di istituire una struttura contro gli attacchi ibridi di disinformazione. Sulle prime suona anche bene, ma la farloccata salta fuori in fretta: chi stabilisce che cos’è disinformazione? Lo sguardo di chi controlla sarà sempre orientato e quindi sarà sempre interessato: una struttura che coordini l’informazione continentale ce la spacciano per un avanzamento della libertà?
Oggi poi è uscita una notizia ancora più inquietante: si riferisce alla conferenza sul clima, la Cop30 in corso a Belem in Amazzonia, l’evento che serve alle anime belle per ripulirsi periodicamente la coscienza. La Cop30 non è significativa a monte, anche solo perché non vi partecipano Stati Uniti, Cina e India, i trattori geopolitici di economia e industria: quindi è una supercazzola autoreferenziale in cui un po’ di Paesi, tra cui il Brasile di Lula, il Canada, la Danimarca, la Finlandia, la Francia, la Germania, la Spagna, la Svezia, hanno firmato una dichiarazione sull’integrità dell’informazione climatica.
E allora ci risiamo: quali sono i criteri dell’integrità? Quanto sarà integro chi dovrà controllare l’integrità? E via così: ci si addentra in una serie di paradossi inestricabili. In ogni caso, secondo il comunicato questo progetto sarebbe volto “a contrastare la disinformazione e il negazionismo sul cambiamento climatico”.
Ahi ahi, quando risuona la parola negazionismo fuori dal suo campo di appartenenza – cioè l’orrore di chi nega l’Olocausto – per la libertà di pensiero non si mette benissimo. E infatti, con i canoni di lorsignori, i “negazionisti” del dogma del cambiamento climatico dovuto alla malvagia iniziativa umana, potrebbero essere degli scienziati non irrilevanti: per esempio Carlo Rubbia e Antonino Zichichi hanno messo in dubbio la norma indubitabile, e hanno sostenuto che il cambiamento climatico è una costante nella storia e può avere dei picchi, ma un allarme apocalittico non c’è, men che meno dovuto all’iniziativa umana. Parliamo di due scienziati di valore mondiale, non di due estremisti al bar di fronte. Eppure potrebbero rientrare in questo piano di censura dell’informazione.
L’iniziativa, secondo lorsignori della Cop30, dovrebbe promuovere la “diffusione di dati accurati e basati su evidenze scientifiche”. Però sarebbe bene definire quali. Quelle che supportano una tesi? Oppure siamo nel campo della scienza, nel libero confronto tra ipotesi, anche contrapposte? Il sospetto aumenta quando leggiamo che il testo incoraggia “il coinvolgimento del settore privato nella promozione di pratiche di comunicazione e pubblicità trasparenti”. Il dubbio che questa sia soprattutto un’operazione lobbistica, non scissa dal profitto di grandi aziende private, un po’ viene. Intendiamoci, non abbiamo nulla contro le azioni di lobbying né contro il profitto, sono fenomeni sani, a patto che siano dichiarati, trasparenti e in libera concorrenza, non ipocritamente omessi e spacciati per buone intenzioni globali.
Il documento invita poi a unire gli sforzi “per combattere gli attacchi contro giornalisti, scienziati e attivisti ambientali”, ma ci pare che tenda a essere espulso dal dibattito più chi critica il catastrofismo climatico piuttosto che chi lo sostiene. Infine, in calce c’è una dichiarazione del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che definisce quest’ideona “un passo decisivo per garantire che scienziati e ricercatori non debbano temere di dire la verità”.
Ma la verità non è materia scientifica: è oggetto di adesione mistica o di rivelazione, ha a che fare con la fede, con la religione, con una scommessa irrazionale. Il campo della scienza, scomodiamo pure Karl Popper e tutta l’epistemologia del secondo Novecento, non ha come oggetto la Verità, maiuscola e singolare. È piuttosto un processo continuo e inesauribile di verità ipotetiche e provvisorie messe alla prova sperimentale dei fatti, della falsificazione, anche in concorrenza tra loro, all’insegna della fallibilità e della provvisorietà. Questo è il campo della scienza, non la “verità” tutelata dalla Cop30, o dall’Unione Europea, o dall’Onu. Però chi è fuori da quella verità è un dissidente: proprio un bel modello liberale.
