Venezuela, la prudenza di Trump oltre i muscoli

· 7 Novembre 2025


Nella nostra nuova rubrica “Sic et non”, Marco Tognini presenta e analizza i temi politici della settimana, nazionali e internazionali: tra i vari temi, Tognini analizza le tensioni americane nei confronti del Venezuela, contro cui si sta giocando una partita a scacchi nei Caraibi: Donald Trump contro Nicolás Maduro. Tutto parte, in realtà, dall’idea della guerra alla droga.

“In Venezuela sono stati firmati alcuni accordi preliminari con la Cina anche sulla lotta contro l’importazione di fentanyl, e Trump è stato abile a partire da questo argomento di politica interna sia per mobilitare il consenso popolare, sia per portare avanti trattative con gli Stati stranieri e con i concorrenti commerciali e strategici degli Stati Uniti. María Corina Maciado, insignita recentemente del premio Nobel per la pace, ha appoggiato il presidente Usa, dichiarando che i venezuelani sostengono il suo sforzo contro il narcotraffico; mentre Maduro si trincera dietro dichiarazioni ‘sovraniste’, affermando che nessuno gli toglierà la democrazia e che lui rappresenta il legittimo governo”.

“Questa tensione ovviamente nasconde il fatto che il Venezuela è uno stato ricco innanzitutto di petrolio e di tantissime materie prime che non si vuole che finiscano nelle mani di regimi come Cina, Russia e Iran. Attualmente c’è un grande schieramento di forze – navi lanciamissili al largo di Trinidad e Tobago, i droni MQ-9 Reaper che decollano da Porto Rico, sottomarini nel mare dei Caraibi pronti a lanciare i missili Tomahawk – e tante altre. Ovviamente si tratta di piani d’attacco finalizzati a operazioni speciali per abbattere il regime di Maduro. Ed è così che i raid contro i boss della droga procedono insistentemente: in due mesi sono stati lanciati 14 attacchi che hanno affondato altrettanti barchini, uccidendo 57 presunti trafficanti”.

“Vedremo se questa armada dei Caraibi, posta dagli Stati Uniti, potrà convincere Maduro a mollare il potere. Resta il fatto che ancora una volta Trump, contrariamente per esempio all’interventismo soprattutto dei Lib Dem che l’ha preceduto, avanza spesso queste minacce, anche con dichiarazioni altisonanti, che fanno storcere il naso a molti leader internazionali che considerano il tycoon un pazzo pericoloso. In realtà Trump, come del resto faceva nelle trattative commerciali, è bravissimo – quando serve – a bluffare o a vedere le carte. E quindi è probabile che non ci sarà un’invasione, ma aumenterà esponenzialmente ancora una volta la tensione geopolitica”.


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