Giù le tasse: sinistra nel panico

· 7 Novembre 2025


Cari ascoltatori, oggi dobbiamo registrare uno scandalo enorme nello strano Paese dell’opposizione – che non è quello reale – la cui agenda è dettata più da Fratoianni e Bonelli che dall’ex principale partito riformista dell’opposizione, dicesi Pd. Lo scandalo è che il governo abbassa le tasse. È vero che sembra una bestemmia in un Paese abituato al “tassa e spendi” e a un sistema centralista (per questo la riforma dell’autonomia è tutt’altro che secondaria): ma abbassando le tasse, guarda un po’, il centrodestra sta facendo il centrodestra e attua il mandato popolare ricevuto su un programma che prevedeva… l’abbassamento delle tasse. A lorsignori, a un certo establishment italiota, sembrerà lunare, ma è un’ottima notizia.

La pietra dello scandalo è la riduzione dell’Irpef, dell’aliquota dal 35% al 33%. Non è una rivoluzione reaganiana – ma l’Italia non è neanche gli Stati Uniti degli anni Ottanta – eppure è bastato a turbare lorsignori: la parola d’ordine copiaincollata dai banchi di Avs alla Banca d’Italia è che questa riforma avvantaggia i ricchi. La realtà è, invece, che impatta su chi ha un reddito dai 28mila euro in su, e i benefici arrivano a 440 euro per i redditi di 50mila euro.

Quel che viene omesso è che nella prima fase della legislatura il governo ha non solo tenuto in ordine i conti, contro ogni previsione delle cassandre avversarie, ma ha fatto riguadagnare credibilità e attrattività internazionale al sistema Italia, assai più dei presunti sapienti che governarono in passato.

In secondo luogo, nella prima fase della legislatura il governo si è dedicato proprio ai redditi bassi, con il taglio del cuneo fiscale in passato sempre sbandierato in tv dai leaderini di sinistra e mai attuato. Altro che i ricchi. E, dopo il giro di boa, è passato alle operazioni sul ceto medio, che non solo è l’elettorato del centro-destra, ma è l’ossatura diffusa che tiene in piedi il Paese.

Un altro mistero è il fatto che la Banca d’Italia, all’audizione sulla manovra davanti alle Commissioni bilancio di Senato e Camera, avrebbe sostenuto che la riduzione dell’aliquota Irpef non avrebbe comportato “variazioni significative della diseguaglianza”. Ma da quando la Banca d’Italia ha come suo focus la lotta alle diseguaglianze, come se fosse una sede distaccata di Alleanza Verdi-sinistra?

È più probabile che sia contrariata perché è stato chiesto un contributo (molto sostenibile) alle banche? Non lo sappiamo, però siamo davanti a una narrazione sconclusionata, anzi capovolta: nella realtà il centro-destra, con la Lega come punta avanzata, ha prima ridotto le tasse ai ceti bassi e ora le sta riducendo al ceto medio. Tutto questo è politica di centro-destra: se non vi piace, provate a sconfiggerlo alle elezioni…


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