Se una cronista francese demolisce la Albanese

· 24 Ottobre 2025


Cari ascoltatori, chi è Francesca Albanese? Una famosa giornalista d’inchiesta francese, Caroline Fourest, durante un talk televisivo d’oltralpe ha fatto un acuto ritratto della nuova guru delle truppe pro-pal e antioccidentali nostrane (si gioca il primato con Maurizio Landini). Fourest è una collega al di là di ogni sospetto sovranista, è vicina all’idea di una sinistra libertaria (in via di estinzione), è una critica della deriva islamista che ha preso piede in Francia e si è schierata con le campagne a favore di Charlie Hebdo, ma è anche una che ha preso due condanne per diffamazione ai danni di Marine Le Pen. Insomma, non è di certo al servizio delle destre internazionali, né di Benjamin Netanyahu o di Donald Trump.

Ecco che cosa dice di Francesca Albanese: “Il suo è un dossier che meriterebbe una cronaca. Sono perfettamente consapevole che se si dice a qualcuno che una relatrice Onu ha parlato in un rapporto di genocidio, ci si crede. Ma è anche questo il lavoro di noi giornalisti, ricordare che l’Onu è una comunità di paesi con rapporti di forza, non ci sono solo democrazie”. Quel che spiega la giornalista transalpina è che il nostro mestiere non è trangugiare qualsiasi mito sfornato dal mainstream, dalla bolla, ma è sottoporlo a un vaglio critico, capire di chi si parla, che ragioni ha, quali sono i suoi mondi di riferimento. E che l’Onu –  qui tocca un tabù dell’abbecedario politicamente corretto – non è un luogo irenico dove si scrivono le tavole della legge globale, ma vive di rapporti di forza.

Infatti, continua Fourest, “i rappresentanti non vengono nominati in base alla loro competenza o ai loro titoli di studio, si tratta di nomine politiche e vengono scelti perché dei Paesi fanno campagna a loro favore”. Su Albanese affonda il colpo così: “Un’attivista molto radicale spinta a questo incarico da alcuni Paesi, in particolare dell’organizzazione della conferenza islamica, che hanno interesse a metterla lì per farle fare certi tipi di rapporti”. Immaginiamo che fra essi ci siano quelli che definiscono lo Stato degli ebrei uno Stato genocida. “Ma tutto il mondo sa bene a cosa si va incontro quando parla, ed è una persona in pieno conflitto di interessi. Suo marito dipendeva dalle autorità palestinesi” – notizia ultimamente smentita da lui stesso ma che Fourest rilancia, probabilmente avendo fonti – “lei tiene conferenze con esponenti di Hamas, rifiuta che si critichi Hamas, dice che è un movimento molto serio che ha permesso di rimettere la causa palestinese al centro di tutto”.

Questa è la cronaca di una valente cronista che non nasconde la realtà, non nasconde che Albanese ha sminuito l’attività terroristica di Hamas, ha definito il gruppo come una realtà sociale complessa – come fosse una ong – che ha il merito di aver riportato la causa palestinese al centro della temperie globale con il 7 ottobre. Infine, dice la giornalista francese, Albanese “Ha rilanciato dei tweet complottisti sugli attentati di Parigi e del Bataclan chiedendosi se non ci fossero dietro il Mossad e la Cia”.

È un ritratto, un po’ diverso dal santino manistream, dal quale si può capire che figura è quella cui sono appese le ultimissime speranze dei progressisti nostrani: un personaggio in conflitto di interessi. Interessi che non sono quelli italiani, non sono quelli europei, non sono quelli occidentali.


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