“Parlando liberaMente” con Mario Sechi: La pace di Trump è come la caduta del Muro

· 18 Ottobre 2025


Questa settimana, a “Parlando liberaMente”, la nostra intervista settimanale con i protagonisti della politica, dell’attualità, del giornalismo, Giovanni Sallusti discute con Mario Sechi, direttore responsabile di Libero,di Stati Uniti d’America e del ruolo di Donald Trump nel piano di pace in Medio Oriente tra Israele e Hamas.

“Con la firma di Sharm el-Sheikh è finito un mondo e ne è cominciato un altro. Se nel 1989, con la caduta del Muro di Berlino, si era chiusa l’epoca dell’utopia della chiesa comunista in terra, oggi è crollata l’idea che Israele abbia usurpato nel 1948 i territori ai palestinesi e che non abbia il diritto di restare dov’è, di vivere, di prosperare, di avere un futuro. Dopo due anni di guerra, Trump, Netanyahu e i Paesi della Lega Araba hanno firmato una lettera importantissima dove dicono che Hamas deve levarsi di torno, deve disarmarsi e non deve avere più alcun ruolo politico. Comunque vada, questa è una svolta enorme, un altro pilastro abbattuto che faceva parte dagli anni ’60 della retorica, dei dogmi della sinistra italiana, fino a ridurla a un’utile idiota di Hamas dal 7 ottobre in poi”.

“La guerra è stata vinta da Israele sia militarmente sia politicamente, e il piano di pace è nato proprio da qua. Anche perché lo Stato israeliano sembrava sull’orlo di un collasso democratico dopo il 7 ottobre; e invece si è vista un’enorme reazione da parte degli ebrei, dell’esercito e di tutte le istituzioni, che hanno combattuto su sette fronti. Un elemento interessante è la narrazione secondo la quale Trump ha messo in riga il ‘criminale’ Netanyahu – come viene chiamato dalle opposizioni italiane – che è stato costretto a mettersi a cuccia sul progetto Usa. Hanno mostrificato ancora una volta Israele, anche a costo di ‘elogiare’ l’acerrimo nemico del giorno prima, Trump, ma solo perché era più comodo alla loro strategia. Il paradosso è che c’è una tregua e questi vanno lo stesso in piazza: perché? Dietro c’è evidentemente un altro disegno, che non è quello della pace in Palestina, di cui a loro non importa niente”.

“In queste ore, sempre nel racconto del mainstream, si è già aperta una seconda fase: non basta più dire che Trump ha contenuto il guerrafondaio Netanyahu, ma bisogna aggiungere che la pace fallirà per colpa del premier israeliano che agirà in nome della guerra. Siamo di fronte a una narrazione malata della contemporaneità, svolta solamente perché la sinistra non ha più alcun fondamento ideologico sul quale basare la loro azione. E del resto di che cosa potranno parlare mai d’altro? Hanno fatto tre anni di campagna sul ritorno del fascismo e sul fallimento finanziario ed economico dell’Italia: concetti entrambi inesistenti. Ci hanno provato con la Palestina e ora è sparita dal tavolo pure quest’ultimo appiglio. Senza più argomenti, si è passati direttamente ai pesantissimi insulti sessisti di Landini contro la Meloni: così è cascata pure la battaglia contro il patriarcato. Il fatto grave è che le piazze sono diventate sempre più violente e più antisemite. E non si tratta di una minoranza. C’è uno scenario che ricorda molto quello degli anni 70: vengono presi di mira tutti quelli non allineati a questa farneticante visione del mondo che caratterizza il loro pensiero unico: si fanno addirittura le liste. Quando vedi che non puoi silenziare qualcuno, cominci a usare il metodo intimidatorio”.

“La vera questione è la mancata separazione della sinistra istituzionale con quella extraparlamentare piazzaiola, autrice di un’escalation preoccupante. Noi abbiamo a ogni manifestazione decine di agenti delle forze dell’ordine feriti e non sento una presa di distanza potente. La sinistra deve tagliare i punti con questa cosa: e lo dico con una certa preoccupazione, perché se non lo fanno rischiano di esserne travolti. Non ci sono vie di mezzo in questo scenario: una cosa è criticare legittimamente Netanyahu, un’altra è passare dalla critica politica allo squadrismo. Senza dimenticare il favoreggiamento alla character assassination di chi sostiene, a ragion veduta, posizioni opposte a quelle delle piazze pro-Pal. Quello che sta avvenendo è un’intimidazione nei confronti di giornalisti, intellettuali, persone qualificate, ottimi professionisti che non hanno paura di parlare, che usano la ragione e non l’ideologia e gli slogan. Il caso di Charlie Kirk è ancora tutto là ora, senza mischiare i piani ovviamente. Ma quello che sta accadendo a me pare abbastanza preoccupante e credo che le istituzioni non ne abbiano ancora accolto a pieno la gravità”.

“Pensiamo anche al paradosso emerso da Francesca Albanese, che ha additato al pubblico ludibrio il sindaco del Partito democratico di Reggio Emilia, forse la città più di sinistra d’Italia, perché si era permesso di ricordare che esistevano gli ostaggi israeliani. Ormai c’è una sorta di epurazione anche interna: per quell’episodio da sinistra è cominciata tutta una serie di prese di distanze tardive e ipocrite. Però questo fa il paio con quello che sta succedendo a New York, dove il candidato sindaco dei Democratici, Zohran Mamdani, è un esponente della global intifada e ha un programma elettorale folle. In un’intervista su Fox News, alla domanda se Hamas si deve disarmare, Mamdani non ha proprio risposto ed è passato ad altro: incredibile. E parliamo di uno che potrebbe essere il sindaco della città dell’11 settembre”.

“A proposito di Stati Uniti, l’isolazionista Trump sta aprendo un nuovo secolo americano, è veramente la storia che si sta dispiegando davanti a noi: ha messo i dazi, ha cominciato a fare una revisione della postura strategica dell’esercito americano, a premere sull’Europa affinché partecipasse in maniera più incisiva alle spese della Nato, ha cominciato a mettere pressione sulla Russia in maniera completamente diversa rispetto a Biden, ha portato a casa per ora la tregua in Medio Oriente e lo spunto per attuare un piano di pace e dare un futuro ai palestinesi. Tutto questo è una nuova America, è un nuovo modo di fare politica. L’altro pezzo dell’Occidente, che è rappresentato dall’Europa e da Israele, dovrà agire di conseguenza. Trump è l’architetto di un progetto che parte dal Medio Oriente e arriva in Ucraina: non a caso c’è stata la telefonata con Putin dove è stato annunciato un vertice a Budapest”.

“Con l’Europa in un quadro di sicurezza, l’America potrà dedicarsi alla Cina, che è avversario anche nostro: pare che non abbiamo ancora capito quanto sia devastante: noi non dobbiamo fare commercio con i cinesi, non dobbiamo avere partnership, non dobbiamo scambiare beni. La Cina ha distrutto il mercato mondiale dell’acciaio, sta massacrando la nostra manifattura, è penetrata ovunque in Occidente, ha fatto uno spionaggio incredibile in Inghilterra. Ecco perché è importante il progetto di Trump. Certo, le classi dirigenti europee non sono adeguate, e l’Ue ha, tra l’altro, un meccanismo decisionale che non funziona, perché è chiaro che siamo di fronte a un’ondata molto forte in termini di innovazione nella politica e nell’economia”.


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