Peled: “Non vogliamo occupare Gaza, solo liberarla da Hamas”

· 29 Agosto 2025


La pressione militare fino al ritorno di tutti gli ostaggi, la liberazione di Gaza e la sua restituzione ai palestinesi, le manipolazioni dell’Ipc, l’antisemitismo come porta d’accesso di ogni intolleranza, l’influenza di Hamas in Italia: il nostro Antonino D’Anna ha intervistato l’ambasciatore d’Israele in Italia e San Marino Jonathan Peled, che ha risposto alle domande in inglese: di seguito la conversazione tradotta.

Due giorni fa, all’incontro di Rimini, Giorgia Meloni ha affermato che Israele aveva esagerato con Gaza e che ci si aspetta un cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi. Cosa ne pensa?

“Pensiamo che Hamas debba essere oggetto di pressioni perché se Hamas avesse liberato gli ostaggi, la guerra sarebbe finita e ora non ne staremmo discutendo. Credo quindi che dobbiamo continuare a esercitare pressioni sia militari sia diplomatiche su Hamas e continuare a spiegare ai nostri amici e partner italiani che cosa dobbiamo fare. Non è qualcosa che ci piace né che avremmo voluto, ma siamo obbligati a farlo finché non avremo liberato i nostri 50 ostaggi da Gaza e finché non potremo assicurare ai palestinesi un futuro migliore, senza il governo di Hamas”.

Questa è una buona osservazione, ma la domanda che ne consegue è: fino a che punto,
però, la reazione di Israele dovrebbe essere considerata proporzionale al 7 ottobre?

“Guardi, la sproporzione è stata nel massacro del 7 ottobre. Questa è una guerra, una
guerra asimmetrica, tra un Paese democratico e un’organizzazione terroristica crudele e fanatica che terrorizza il proprio popolo, che lo usa come scudi umani. In Occidente, per fortuna, non ci si trova di
fronte a questo tipo di nemico barbaro e terribile, quindi nessuno sa come combatterlo: e a volte bisogna ricorrere alla risposta più difficile e dura, che è la risposta militare. Questa è una guerra tragica: non abbiamo altra scelta se non vincere più rapidamente possibile e con il minor numero di vittime possibile”.

Fino a che punto l’Onu ha manipolato le accuse di carestia contro Israele? Quanto c’è di vero in ciò che afferma l’Ipc?

“L’Ipc, dal mio punto di vista, ha un profondo errore di metodo. È una rispettata organizzazione internazionale, che dovrebbe occuparsi della salute della gente e dei bambini nel mondo. Ma quando distorce i fatti, quando utilizza dati parziali, quando omette informazioni, quando manipola i dati, se volete, tutto questo per adattarlo a una conclusione prestabilita, non sta facendo il lavoro che questo tipo di organizzazione dovrebbe fare, e quindi pensiamo che stia rendendo un pessimo servizio ai palestinesi e alle Nazioni Unite”.

Un professore dell’Università di Palermo invita a boicottare anche i propri amici israeliani su Facebook: chi ha colpa per quest’antisemitismo?

“Ci sono tanta istigazione, tanta disinformazione, tante fake news, tanta ignoranza; e sì, purtroppo,
odio e antisemitismo. Questo professore non lo conosco personalmente, ma probabilmente è, mi dispiace, un antisemita. Non ama gli ebrei e gli israeliani, e questo è un fenomeno pericoloso. Sono molto felice di constatare che i politici italiani, al governo e all’opposizione, hanno denunciato, deplorano l’antisemitismo: la lotta contro questa terribile ondata di antisemitismo dovrebbe essere un tema per la società italiana. Dovremmo sempre ricordare che si inizia con l’antisemitismo negli ebrei, ma i prossimi  saranno la comunità gay, poi i poveri, poi gli zingari… È razzismo nella sua forma più grave, e quindi
rappresenta un grande pericolo per le società democratiche, liberali, occidentali”.

In Italia il quotidiano Il Tempo da alcuni mesi indaga sui rapporti tra sinistra e Hamas: quali sviluppi può avere un legame così malsano?

“Questa è una notizia molto preoccupante, spero non sia vera: Hamas è un’organizzazione terroristica che non solo terrorizza Israele e i palestinesi di Gaza, ma cerca anche di manipolare e terrorizzare l’Occidente. Abbiamo detto fin dal primo giorno dopo il 7 ottobre, che Israele è il primo, l’Occidente è il secondo. Quindi, se questa è una notizia vera, è molto preoccupante vedere un coinvolgimento di Hamas qui in Italia”.

La liberazione degli ostaggi: è possibile che Israele accetti un ritiro in cambio della loro libertà?

“Israele accetterà qualsiasi accordo che garantisca il rilascio di tutti gli ostaggi (sappiamo che sono 50, 20 vivi e 30 morti), e che preveda che Hamas lasci Gaza. Se verranno soddisfatte queste due condizioni necessarie, ovviamente non ci sarà più bisogno della guerra. Israele non era a Gaza fino al 7 ottobre, abbiamo già abbastanza problemi con gli Houthi in Yemen e con altri nemici, quindi la risposta alla sua domanda è: assolutamente sì”.

Quindi Israele è pronto a ritirarsi dalla Striscia di Gaza nel caso in cui Hamas accetti di liberare tutti gli ostaggi?

“Israele accetterà, ovviamente. Israele non vuole stare a Gaza. Bisogna garantire che ci sia un meccanismo, una presenza internazionale, araba, americana, forse europea, che governi i palestinesi finché non saranno in grado di riprendere il controllo di se stessi. Una volta che ciò sarà garantito, Israele non rimarrà a Gaza”.


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