Toscana e Puglia, il federalismo fai-da-te

· 15 Agosto 2025


In questa puntata di “Regioniamoci sopra”, la nostra rubrica che si occupa dei temi che riguardano l’autonomia differenziata, Giuliano Zulin racconta due casi di “autonomia sbilenca”, fughe in avanti di due amministrazioni regionali guidate dal Pd. La Toscana di Eugenio Giani ha proposto una legge che nelle gare pubbliche avvantaggia le aziende che garantiscono un salario minimo di almeno 9 euro l’ora. Palazzo Chigi ha valutato che alcuni aspetti di questa misura sono in contrasto con la normativa statale in materia di tutela della concorrenza e quindi violano l’articolo 117 della Costituzione. E il Pd ha strillato allo scandalo.

Ora, a parte il fatto che l’obiettivo delle riforme o dell’attività politica non dovrebbe essere fissare dei paletti minimi, ma degli obiettivi massimi, l’errore, spiega Zulin, è a monte: è ovvio che un’azienda, che tende a mantenere costante la spesa, se deve pagare 9 euro a chi ne meriterebbe 5, ne pagherà 9 anche a chi ne meriterebbe 12, creando così un livellamento generale verso il basso. Per generare sviluppo vero bisogna che le amministrazioni siano efficienti e sgravino le aziende, e l’unica strada è l’autonomia differenziata, regolata con un quadro normativo generale, in modo da evitare anche fenomeni di “concorrenza sleale” fra Regioni.

D’altra parte, la Toscana ha una certa tradizione di autonomismo pro domo sua: per esempio sulla legge del fine vita, il testo unico sul turismo per gli affitti brevi, la normativa sui balneari; per non dire di quando Giani si espresse per l’interruzione dei rapporti con Israele, surreale.

Anche la Puglia di Michele Emiliano ha aspirazioni federaliste sbilenche: dopo aver fatto ricorso (come anche la Toscana) contro la legge Calderoli, ha proposto un disegno di legge “per realizzare la piena attuazione del modello costituzionale del federalismo fiscale cooperativo, quale condizione imprescindibile perché possano attribuirsi forme di autonomia differenziata”. Il fatto è che non si sa che cosa sia il federalismo fiscale cooperativo, né lo si trova nell’articolo della Costituzione o nei requisiti del Pnrr (la scadenza è 1 settembre 2026). Una parola in più buttata lì per far ricavare un titolo ai giornali.

Spiega la nota della Regione: “L’applicazione del regionalismo differenziato è subordinata alla previa piena operatività del fondo perequativo di cui all’articolo 119 comma 3. Inoltre prevede l’eliminazione delle differenze inique volute da Calderoli tra materie Lep e materie non Lep. Il quadro ridefinito dalla Corte Costituzionale delinea invece la necessità di tenere distinte non le materie, ma le funzioni che attengono a prestazioni concernenti diritti civili o sociali. La proposta, spiega ancora la nota, accoglie un altro punto fondamentale indicato dalla Corte. In virtù del principio di sussidiarietà, la richiesta di funzioni aggiuntive da parte delle Regioni deve essere motivata in termini di aumento dell’efficienza del sistema. Infine di rilievo è anche la previsione che, prima dell’avvio del negoziato, il presidente del Consiglio dei ministri, o il Ministro degli Affari regionali per l’autonomia da lui delegato, trasmetta alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Provincie autonome di Trento e Bolzano, l’atto di iniziativa così che le Regioni e le Provincie autonome, diverse da quelli chiedenti, possano presentare osservazioni di cui occorre tener conto nel corso del negoziato. Capite allora? L’autonomia la vogliono ma… autonomamente e per i vantaggi loro.


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