I pm si accaniscono ancora su Salvini. Follia pura

· 18 Luglio 2025


Cari ascoltatori, quella certa magistratura che, replicando un vizio ultradecennale, dà l’assalto a certa politica, questa volta l’ha fatta talmente anomala da autodenunciarsi e dichiarare di perseguire un intento politico. Ci riferiamo alla decisione assai irrituale della Procura di Palermo, che ha annunciato ricorso contro la sentenza di assoluzione per Matteo Salvini relativa al caso Open Arms. Ricordiamo che Matteo Salvini è stato assolto in primo grado dall’accusa dadaista di sequestro di persone: assolto perché il fatto non sussiste. Sussiste ancora, invece, l’autonomia della politica, nella cui sfera d’azione rientrano le politiche migratorie.

La procura di Palermo allora ha pensato di inoltrare il cosiddetto ricorso “per saltum”, una cosa che accade molto raramente e che consiste nel rivolgersi direttamente alla Corte di Cassazione senza passare dalla Corte d’Appello: un ricorso sulla tenuta formale del dispositivo, non sul contenuto. Secondo la Procura, la sentenza di assoluzione del 20 dicembre scorso non avrebbe smentito i fatti né la ricostruzione dell’accusa, ma sarebbe frutto di un’errata interpretazione delle leggi e delle convenzioni internazionali, soprattutto in riferimento a quello che, secondo la Procura, sarebbe stato un obbligo dell’Italia, fornire il cosiddetto Pos, il porto sicuro di approdo per i migranti.

La Procura punta quindi a una revisione immediata del verdetto in Cassazione. A firmare questa illuminata richiesta sono stati i procuratori Maurizio De Lucia, l’aggiunta Marzia Sabella e la sostituta Giorgia Righi. Se la Cassazione accoglierà il ricorso si andrà in appello, ma per discutere solo del cavillo giuridico, non del merito sostanziale e politico della questione. Se invece la Cassazione respingerà il ricorso, la partita sarà chiusa e Matteo Salvini sarà sgravato da quest’ipoteca che gli grava sulla testa.

Perché diciamo che l’hanno fatta troppo grossa? Perché con questo irrituale ricorso, una politica legittima è diventata prima un problema giudiziario, e adesso un problema di mera forma: con questa iniziativa un pezzo di magistratura, in questo caso la Procura di Palermo, non solo tenta di ridurre l’autonomia della politica e di portarla sotto l’ombrello dell’ordine giudiziario, ma cerca di ridurre la politica a cavillo, a disquisizione formale, nel tentativo di riaprire una cosa che la sentenza di primo grado ha giudicato chiusa.

La politica dei porti chiusi può piacere o no: a noi piace e speriamo che il governo di centrodestra vada anche oltre il modello Albania. La si può contestare duramente, ma che possa costituire reato e che tutto si giochi su un cavillo dà l’idea di quanto sia fuori controllo quella cosa che da queste parti chiamiamo magistratocrazia. Ricordiamo la famosa frase di Palamara, svelata nel suo libro sulle strutture della magistratura: “Salvini ha ragione ma adesso dobbiamo combatterlo”. Ecco, a questo punto tutto questo si sta trascinando un po’ troppo, e contro ogni logica.


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