Via libera al Ponte sullo Stretto: vince l’Italia dei sì
Giovanni Sallusti · 16 Luglio 2025
Cari ascoltatori, gli slogan in politica sono importanti, ma solo quando rappresentano un messaggio che sintetizza una concretezza, una direzione che si traduce in scatti operativi. Oggi abbiamo la prova di tutto questo nello slogan portato avanti dalla Lega e da Matteo Salvini, “L’Italia dei sì”, con l’accordo di programma sottoscritto oggi al Ministero dei Trasporti dal vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, dal ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, dal presidente della Regione Sicilia Renato Schifani, dal presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, dall’amministratore delegato della società Stretto di Messina Pietro Cucci, dall’amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana Aldo Isi e dall’amministratore delegato di Anas Claudio Gemme, presente anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alessandro Morelli.
Questo accordo di programma è lo spartiacque che dà il via alla fase operativa del progetto per la prima volta dopo i decenni in cui se n’è parlato: definisce le competenze e gli impegni delle varie parti coinvolte, stabilisce un piano condiviso per ottimizzare i tempi e garantirne la funzionalità complessiva, compresi i collegamenti stradali e ferroviari che esso implica. Va detto perché una delle fake news dei “no-ponte” è che sia una cattedrale nel deserto, mentre è l’opposto: muove non solo l’indotto economico, ma anche un sistema infrastrutturale in un’ottica complessiva di rilancio dell’asse del mezzogiorno.
Per dare l’idea dello scatto in avanti fatto oggi, riepiloghiamo alcune delle date che nella Storia d’Italia hanno riguardato il progetto. L’idea dell’opera fu lanciata nel 1952 da un’iniziativa dell’Associazione dei costruttori italiani in acciaio; nel 1955 venne costituito il gruppo Ponte Messina Spa per promuovere studi ingegneristici ambientali finalizzati alla realizzazione. Nel 1969 il Ministero dei Lavori pubblici bandì un concorso internazionale di idee per un progetto di attraversamento stabile, stradale e ferroviario dello Stretto. C’è poi la famosa legge del 1971 sul collegamento viario e ferroviario tra la Sicilia e il continente che prevedeva la costituzione di una Spa incaricata, e l’istituzione concreta nel 1981. Da qui è partito un rimpallo: hanno detto sì leader politici anche di centrosinistra e nella tradizione socialista da Bettino Craxi in poi, tipo Francesco Rutelli e Matteo Renzi; alcuni passi procedurali sono stati fatti dal governo Berlusconi ma bloccati dal governo Monti, quello dei sapienti e dei tecnici, evidentemente molto affezionato allo sviluppo.
Il ponte sullo Stretto ha rischiato di essere un eterno irrisolto della storia d’Italia: per questo, quello di oggi è un passo in avanti della politica. “L’Italia dei sì” non è solo un post sui social, è una visione alternativa a quella declinista e rinunciataria portata avanti dalla cultura di sinistra e in tempi recenti dal governo giallorosso: è un’Italia che non si arrende ai retori meridionalisti che si lamentano per il gap infrastrutturale tra le due parti del Paese, ma poi si oppongono al ponte come a qualunque progetto che inneschi sviluppo. “L’Italia dei sì” è anche l’Italia che guarda alle ricadute: studi indipendenti di società come Open Economics quantificano in 23 miliardi l’impatto positivo sul Pil. Tra le regioni beneficiate, oltre a Sicilia e Calabria, ce ne sono molte del nord, che mettono sul tavolo aziende e know-how.
Verranno generati 37 mila posti di lavoro a tempo pieno, senza contare quelli dell’indotto; e collegando l’intero Paese, dando al meridione viabilità e modernità infrastrutturale, l’economia dell’area ne avrà un grande beneficio. Insomma, questo progetto ci ricorda una differenza basilare tra il centrodestra che guarda allo sviluppo, ai posti di lavoro e a un’economia contemporanea, e le sinistre, oscurantiste anche su questo tema, che si opponevano al ponte.