Toh, lo schiaffo di Trump funziona: Putin si muove
Giovanni Sallusti · 10 Luglio 2025
Cari ascoltatori, Donald Trump ha dato uno strattone alla corda perennemente tesa del dialogo-non-dialogo con la Russia, e la Russia ha risposto. L’ennesima smentita della retorica dei soloni, per cui Trump è un dilettante o, peggio, un dilettante al soldo del Cremlino. Trump nelle scorse ore ha tirato uno schiaffone a Putin dicendo che sull’Ucraina dice solo stronzate e continua a uccidere troppi civili: poi ha sbloccato l’afflusso di consistenti aiuti militari a Kiev, fra cui i missili antimissile Patriot, e ha minacciato nuove sanzioni, comprese quelle di secondo livello molto dannose per l’economia russa. E ha anche fatto diffondere nuovamente un video della campagna elettorale presidenziale, in cui in presenza di alcuni finanziatori repubblicani aveva detto che se Putin non la smetteva con l’Ucraina avrebbe bombardato Mosca. E Trump sarebbe un putiniano…
Nelle ultime ore il segretario di Stato americano Marco Rubio, che sta incontrando l’omologo russo Lavrov in Malesia, ha detto che Lavrov ha condiviso una nuova idea russa sull’Ucraina. “Non si tratta di un nuovo approccio, è una nuova idea, un nuovo concetto, che sottoporrò il presidente per discuterne”, ha detto Rubio, chiarendo che non si tratta di qualcosa automaticamente porterà alla pace, ma potrebbe aprire la strada a un percorso.
In un domino così incistato e difficoltoso, un approccio nuovo della Russia è un segnale da non sottovalutare, ed è arrivato grazie alle pressioni di Trump e dei repubblicani al Congresso, che hanno aperto alle nuove sanzioni più stringenti sull’industria dell’energia e della difesa russa, insomma sul cuore dell’apparato militare industriale, più dazi del 500% a ogni Paese che acquista l’energia russa.
E così ancora una volta si scopre che Trump non è la caricatura che ci raccontano lorsignori quotidianamente. Trump riattualizza un noto aforisma di Theodore Roosevelt che diceva “sii sempre sorridente con tutti, ma porta con te un nodoso bastone”: è sempre aperto all’accordo, lo è stato perfino con gli ayatollah, per due mesi. Poi non l’ha ottenuto ed è passato al nodoso bastone, le bombe sui siti atomici iraniani. Trump sa anche che la Russia non è l’Iran, e lui è un realista, non un interventista scomposto: visto il tatticismo di Putin che dilaziona continuamente la partita, ha dato una robusta tirata alla corda e ha ottenuto un segnale verso un possibile accordo. È l’unico schema cogente sul tavolo per chiudere la guerra alle porte dell’Europa, e perfino i fantomatici volonterosi si sono allineati: Starmer e Macron hanno invocato più pressione sulla Russia.
La stessa conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina che sta andando in scena a Roma ha un senso solo se, come giustamente dice la premier Meloni, è pensata come iniziativa complementare a quella americana: così come non esisterà nessuna pace senza l’iniziativa diplomatica di Donald Trump, anche se complicata e a volte frustrante. Lo dice la Russia in primis. Quindi, ri-cestiniamo tutte le analisi dei dotti.