Le stronzate di Putin e le stronzate su Trump
Giovanni Sallusti · 9 Luglio 2025
Cari ascoltatori, oggi titoliamo il nostro LiberaMente come vedete perché abbiamo trovato interessante su più fronti questa “categoria politologica” della stronzata, evocata da Donald Trump sulla postura dello zar nel dossier russo-ucraino. Allora cominciamo da lui, che ieri ha detto: “Non sono per niente contento di Vladimir Putin, sta dicendo un sacco di stronzate sull’Ucraina: è sempre molto gentile, ma alla fine è insignificante”. Il presidente americano è arrivato a questa conclusione dopo il suo nuovo tentativo di aprire un “deal” per arrivare a un accordo, interloquendo direttamente con il leader russo. Il precipitato del risultato nullo a fine conversazione è che “gli Stati Uniti invieranno altre armi all’Ucraina, perché deve essere in grado di difendersi”.
Trump parla di stronzate di Putin perché è chiara la volontà di Mosca di trascinare all’infinito questa partita a scacchi, mentre persegue gli obiettivi bellici che ha a portata di mano dopo il fallimento del progetto di “guerra lampo” e di annessione del Paese, cioè le province orientali del Donbass. Quel che Putin non capisce è che ha davanti un giocatore di poker, non di scacchi, che sta chiamando l’ultima mano e ha un bagaglio di fiches non irrilevante, cioè il Pentagono. E infatti Trump ha dato il via a un nuovo invio di missili intercettori Patriot a Kiev per arginare le aggressioni dal cielo.
E ora veniamo alle stronzate su Trump. Sono quelle che ci sorbiamo da anni da parte dei maestrini del mainstream, i geopolitologi della domenica secondo i quali il presidente Usa sarebbe una sorta di inviato del Cremlino alla Casa Bianca, un socio di minoranza di Putin: una narrazione farlocca che si infrange già sul primo mandato Trump, durante il quale Putin non ha invaso nessuno né ha dichiarato guerre: la Crimea è stata presa sotto il naso di Barack Obama, l’invasione su larga scala comincia durante il mandato Biden.
Dopo quel che è successo in queste ore, inclusa la telefonata con Zelensky e il colloquio con Friedrich Merz che ha aperto ad acquistare i Patriot da inviare a Kiev, la narrazione del mainstream si è confermata cumulo di stronzate: Trump è un presidente americano la cui priorità è lo scontro con la Cina per l’egemonia globale, e la guerra in Ucraina è una subordinata da chiudere, ma non un fronte su cui fare dei regali a Putin.
Quindi potete prendere le analisi, gli editoriali, le lezioni degli analisti che vanno per la maggiore, e buttare via tutto. Per Trump, nello scacchiere attuale, un accordo si regge sul fatto che l’Ucraina tenga militarmente sul terreno, non sulla sua svendita facendo un regalo a Putin: tanto da prevedere la concessione di terre rare agli Stati Uniti, che quindi avrebbero interessi economici, strategici e personale sul territorio. Putin continua a sfuggire da questo schema, tra l’altro piegandosi sconsideratamente sul lato cinese dello scontro: una mossa non intelligentissima, perché alla lunga la Russia finirebbe vassallo di Pechino.
Speriamo che Putin si svegli e vada a vedere la mano chiamata da Trump. Per ora l’unica evidenza è che le chiacchiere del mainstream su Trump amico di Putin, per dirla con il presidente Usa, erano stronzate.