Macché despota, Trump manda i soldati a difendere la democrazia

· 11 Giugno 2025


Cari ascoltatori, è venuto il momento di mettere in ordine le idee sulle rivolte di Los Angeles, perché sono un caso di scuola di verità capovolta, che è la specialità del mainstream progressista (o di quel che ne rimane). Intanto vanno ricordati due punti fondanti della campagna elettorale di Donald Trump, per i quali è stato eletto, che appartengono anche alla tradizione repubblicana. Il primo è “legge e ordine”, un abc della società di diritto, delle democrazie liberali, cioè la sicurezza, la pace e la prosperità dei cittadini garantite dal primato della legge. Era la parola d’ordine con cui Richard Nixon parlava alla maggioranza silenziosa, e anche oggi, diversamente articolata, è il cuore del trumpismo.

Il secondo punto è contrastare autenticamente la piaga dell’immigrazione clandestina, anche con espulsioni su larga scala, andandoli a cercare. Pochi ricordano che la più grande operazione di espulsione di massa di immigrati clandestini nella storia americana, soprattutto al confine sud, avvenne su mandato di Ike Eisenhower, che fece uscire dagli Stati Uniti più di un milione di messicani e latinoamericani non in regola. Ed è un po’ difficile dare del fascista a Eisenhower… Ora, è successo che in California è scattata la rivolta contro gli agenti della polizia preposti a individuare i clandestini e procedere con le espulsioni chieste dal popolo americano: violenze contro le divise, blocco di strade e di autostrade, saccheggi, aggressioni alla popolazione civile, presa di controllo di sobborghi urbani da parte di squadracce col volto coperto che sventolano bandiere di altri Paesi e attaccano chi cerca di fermarli.

Trump, per fermare queste inaccettabili violenze e ripristinare legge e ordine, ha mandato la Guardia Nazionale e ha allertato anche i Marines, perché il monopolio della forza è appalto dello Stato, ed è diritto-dovere della politica procedere con quanto è stato chiesto dagli elettori, cioè il contrasto all’immigrazione clandestina, che peraltro è un reato di per sé.

In base ai fatti e alla logica politica Trump sta quindi difendendo le libertà concrete degli americani, la legge e l’ordine, sta contrastando sul serio l’immigrazione clandestina di massa. Ma nel racconto mainstream è diventato l’attentatore delle libertà americane, addirittura un eversore: e il nuovi idolo di lorsignori è il governatore della California Gavin Newsom, che non ha fatto nulla per impedire questa situazione e che, invece di stare dalla parte della legge, si impegna solo a fare ricorsi contro i provvedimenti di Trump. Un altro paladino del mainstream è la sindaca democratica di Los Angeles Karen Bass, che invece di occuparsi dell’emergenza e dei suoi cittadini sotto assedio, passa il tempo a dare interviste contro il presidente Usa.

Ecco servito il capovolgimento: loro diventano gli eroi delle libertà americane e Trump l’eversore fascista. Ma la realtà è che il presidente di un grande Paese libero, della più grande democrazia del mondo ha fatto quello che la maggioranza gli ha chiesto: “Non permetterò che gli Stati Uniti siano distrutti da migranti illegali e criminali del terzo mondo”. E questa cosa ci riguarda, perché poi ha chiesto anche all’Europa di “fare qualcosa per l’immigrazione prima che sia troppo tardi”: è una normale agenda di rispetto della legge, di sovranità degli Stati, di rispetto dei confini, delle libertà dei cittadini. Il fascismo non c’entra niente, questa è democrazia.


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