Houellebecq si ribella ancora al birignao antisemita
Giovanni Sallusti · 20 Maggio 2025
Cari ascoltatori, stasera innalziamo una convinta ode a uno scrittore che va contro il pelo della contemporaneità, uno spirito libero che risale la corrente dei luoghi comuni, Michel Houellebecq, che ancora una volta non si è sottomesso alla vulgata fintamente antisraeliana, ipocritamente antisionista, in realtà antisemita.
La cronaca è narrata sul Foglio di oggi da Giulio Meotti: Houellebecq si trovava in Israele, dove ha ricevuto il premio Gerusalemme in una libreria di Tel Aviv (e intanto è suonato l’allarme mandando tutti nel rifugio antiaereo). Ha parlato dello Stato ebraico e del rapporto (che dovrebbe avere ma non ha) con l’Europa: “Dovrei capire il mondo in cui vivo. Pensavo che in Europa ci fosse un movimento positivo verso gli ebrei, ma quello che è successo è completamente l’opposto”. Uno degli scrittori che più conoscono il vocabolario dei nostri tempi è sconcertato dalla reazione dell’Europa al calderone scoppiato in Medio Oriente a causa del pogrom del 7 ottobre, una cosa che non accadeva dai tempi del nazismo.
“Ogni scrittore occidentale, che gli piaccia o no, porta l’impronta delle religioni monoteiste. Nessuno scrittore, soprattutto nessuno scrittore occidentale, può essere indifferente a Gerusalemme”, cioè a ciò che Gerusalemme ha travasato nella cultura occidentale. Nessuno consapevole di sé può ignorare questo, né l’esistenza di uno scontro di civiltà e dalla posta in gioco, al netto di possibili e criticabili errori dell’attuale governo israeliano.
“È mostruoso”, ha poi dichiarato a un quotidiano israeliano, “quanto è avvenuto dopo il 7 ottobre. È mostruoso che, invece di mostrare solidarietà e compassione, ci sia in Francia una cultura di antisemiti, è inconcepibile, è qualcosa che davvero non capisco e che mi spaventa davvero”.
L’uomo che ha radiografato il rischio della “sottomissione” del suo Paese e dell’Europa in tempi non sospetti, scrivendolo dieci anni fa nel suo libro più famoso, vede non solo le periferie, ma intere aree urbane della Francia, del Regno Unito, vivere sotto una sharia di fatto, congelate in un altro tempo, in un altro luogo, in un altro spazio valoriale. E non riesce più a capire la sua Francia, il Paese dei lumi, della République, in cui dal 7 ottobre in poi, lì come in tutto il mainstream europeo, sono riecheggiate le parole d’ordine dei peggiori oscurantisti, i gentiluomini coranici di Hamas.
Houellebecq ha smentito un’altra vulgata: “Israele cerca di comportarsi in maniera morale in guerra, che è difficile, è iperdifficile”. Ed è vero, perché Israele lancia volantini, avvisa dove bombarderà, invita i civili ad allontanarsi del teatro bellico. Ovviamente Hamas ha l’interesse supremo opposto, che rimangano lì e vengano travolti, per poi rivendicare i morti, la solita eterna politica degli scudi umani: l’hanno ammesso più volte gli stessi leader del gruppo terroristico, alcuni in esilio in Qatar, “ci serve il sangue dei palestinesi”
Houellebecq ha anche attaccato la cultura woke, che è il lato presentabile, fintamente colto e quindi ancora più pericoloso, di questa deriva antisemita: “La cultura woke è quel non senso per cui non puoi criticare i trans ma neanche gli islamisti”, cioè quelli che butterebbero dai tetti i trans. E ha ricordato che questa cultura è stata silente sugli stupri di Colonia, che poi sono stati ripetuti in altre città tedesche, fino a scene analoghe nella nostra Milano: l’aggressione sessuale di massa, la “tarrush gamea” frutto della cultura araba.
Lo scrittore ha messo in luce tutto questo in un momento in cui vengono aggredite le presentazioni di libri ritunuti filo-sionisti al Salone del Libro, in cui degli squilibrati pro-pal interrompono il Giro d’Italia perché in gara c’è un team israeliano.
In questo momento di follia europea e anche italiana, Houellebecq ancora una volta va in controtendenza e non si sottomette, perché non fa parte dell’intellighenzia: è un vero grande scrittore.