Vance ha ragione: ma che libertà, la Ue censura Cerno

· 14 Maggio 2025


Cari ascoltatori, il vicepresidente americano J.D Vance aveva tragicamente ragione quando ci ammoniva sulla deriva liberticida dell’Europa, sul fatto che avesse smarrito la coscienza di sé, di essere stata una felice anomalia nella storia, il continente che ha generato la nozione stessa di libertà. Vance aveva detto: state rinunciando al free speech, proprio voi europei che lo avete generato, sostanziato nella pratica per secoli ed esportato ovunque, incluso il Nordamerica.

Seguì grande scandalo presso le anime belle, ma si sa, quelli che si scandalizzano di più sono quelli con la coda di paglia più robusta, e infatti ecco arrivare una notizia (ultima temiamo solo in ordine di tempo) molto inquietante: il direttore del quotidiano Il Tempo, Tommaso Cerno, validissimo collega eterodosso, irriducibile a ogni categoria del politichese e spirito libero vero, doveva intervenire a un panel della Commissione Libe – la sottocommissione permanente del Parlamento europeo che monitora i diritti umani all’interno dell’Unione – sulla libertà di stampa in Italia.

Ecco, è successo che all’ultimo momento la sua candidatura non è stata approvata. Immaginiamo che esista una sotto-sotto-commissione di burocrati cui è arrivato l’elenco dei giornalisti italiani che avrebbero partecipato a questa tavola rotonda: costoro hanno deciso che Tommaso Cerno non andava bene. In particolare, pare che la presidente del gruppo di monitoraggio, che è anche la vicepresidente del Parlamento europeo, la belga Sophie Wilmès del gruppo parlamentare Renew Europe (che si dice liberale!), sia proprio quella che ha messo il veto, mentre ha accettato le candidature di Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, e di Sigfrido Ranucci, conduttore di Report: due che si collocano chiaramente in area progressista, ma che soprattutto hanno l’abitudine di imbastire lagnanze e consegnarsi a un martirio posticcio come alfieri della libertà di stampa calpestata dal neofascismo meloniano, spesso in diretta tv in prima serata, e già solo per questo contraddicendosi.

Insomma, i due sono stati giudicati degni di sedere alla tavola rotonda sulla libertà di stampa in Italia, Cerno invece no. Il che è anche più inverosimile perché la storia di Cerno è intrisa della battaglia sui diritti: in quanto omosessuale dichiarato ha raccontato il gay pride in modo non ideologico, ma parlando delle vite delle persone. Ha portato avanti una battaglia sul biotestamento e si è esposto sul caso Englaro. Se c’è un giornalista che ha fatto dei diritti civili la sua bussola, quello è Tommaso Cerno.

Però non basta, perché ha un torto irredimibile: nasce come intellettuale di sinistra, seppur non intruppato e liberamente pensante, che a un certo punto si stufa delle derive del suo mondo, del totalitarismo woke, del conformismo. Quindi ha accettato la direzione del Tempo e parla come voce liberale: questo è il peccato imperdonabile, per lor signori è un traditore, peggio di un collega incasellato a destra.

E così al direttore di un quotidiano italiano, tra l’altro storico, è vietato parlare di libertà di stampa a una commissione del Parlamento europeo. E adesso diteci ancora che J.D. Vance aveva torto.


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