Alla prima messa Leone torna già ai fondamentali

· 9 Maggio 2025


Cari ascoltatori, oggi è stato il giorno della prima Messa di Papa Leone XIV nella Cappella Sistina e, oltre a, come è ovvio, segnali significativi sotto il profilo liturgico, si sono visti segnali per niente banali che riguardano, per così dire, l’agenda del nuovo pontificato. Semplificando: Papa Leone riparte dai fondamentali. Un messaggio che si evince già dai passi del Vangelo che ha scelto: per esempio quello che narra la scelta del primo Pontefice da parte di Cristo, “tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le potenze dell’inferi non prevarranno su di essa”: Papa Leone si definisce anzitutto erede di Pietro, della prima pietra angolare su cui è posato l’intero edificio religioso, culturale, storico, e anche politico della Chiesa.

È così fondamentale che sembra un’ovvietà, ma non crediamo che la scelta di quel passo sia stata casuale: era riecheggiato anche durante la Messa “pro eligendo” tenuta dal Cardinale Decano Giovanni Battista Re, il quale aveva ricordato come l’elezione di un Papa non sia un semplice avvicendamento tra persone, ma è l’Apostolo Pietro che sempre ritorna. Cioè viene meno una certa personalizzazione della figura del Papa dovuta al fatto che i suoi predecessori recenti erano figure, pur fra loro diverse, molto carismatiche. Il Papa come ritorno di Pietro appartiene alle fondamenta culturali dell’edificio ecclesiastico.

La sua omelia ha presentato molti concetti importanti, ne abbiamo scelti alcuni: “Anche oggi non sono pochi i contesti in cui la fede cristiana è ritenuta una cosa assurda, per persone deboli e poco intelligenti; contesti in cui a essa si preferiscono altre sicurezze, come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere”. Leone ci sta dicendo che la Chiesa sta nel mondo, e ci sta per definizione, perché il Cristianesimo è l’unico monoteismo che prevede il Dio che si incarna e si fa uomo fino all’estremo. Però stare nel mondo non vuole dire aderire acriticamente alle mode, alle priorità mondane.

Ma la frase più filosoficamente saliente della prima omelia è quella in cui il Papa ha ribadito che “non mancano i contesti in cui Gesù, pur apprezzato come uomo, è ridotto solamente a una specie di leader carismatico o di superuomo, e ciò non solo tra i non credenti, ma anche tra molti battezzati, che finiscono così col vivere, a questo livello, in un ateismo di fatto”. Qui ci pare che Papa Leone vada a stanare i laici interessati, gli atei strumentali e furbetti, ma anche i cristiani eccessivamente mondani, che smarriscono la differenza specifica del Cristianesimo, il suo dare scandalo rispetto alle parole correnti del mondo, per esempio un certo modo di intendere la dimensione sociale. Ecco, la dimensione sociale crediamo sia presentissima nel pontificato che ha in mente Leone XIV, già solo per il nome che egli ha scelto, ma in altro significato: il suo predecessore Leone XIII è stato l’autore della Rerum novarum, che è un’enciclica importantissima, sociale ma non socialista, perché ha come baricentro la “differenza” cristiana.

Per non dire dell’inflazione della figura di Gesù, di si sono impossessate narrazioni, culture laiche, che annoverano Gesù come un semplice predicatore sociale, solo un esempio di vita; fino ad arrivare al peggiore dei casi, in cui Gesù rappresenterebbe il progenitore delle Ong. Questo è ateismo di fatto, come denuncia il nuovo Papa. Che con le sue parole ha annunciato e ci spinge verso uno straordinario, necessario in questo momento storico, ritorno ai fondamentali.


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