Macché neonazista: tifare per AfD è un atto di libertà

· 5 Maggio 2025


Cari ascoltatori, AfD si difende e fa benissimo, al di là di quello che se ne può pensare: ha annunciato un ricorso contro l’Ufficio federale per la protezione della Costituzione, articolazione del controspionaggio tedesco (insomma non un club di dotti giuristi), il quale nei giorni scorsi aveva classificato il partito come appartenente all’estrema destra. Badate, non è una disputa politologica, perché ci vorrebbe una definizione di estremismo condivisa che vada al di là di ciò che turba lo spirito della grande coalizione. Comunque, questo ufficio dei servizi è arrivato alla conclusione che “la concezione prevalente del partito è incompatibile con l’ordinamento fondamentale di una libera democrazia”, non a caso riecheggiando quasi letteralmente l’articolo 21 della Costituzione tedesca, che definisce “incostituzionali i partiti che cercano di indebolire o abolire l’ordine fondamentale democratico”: sullo sfondo aleggia addirittura lo spettro dello scioglimento forzato di AfD.

Nei fatti, il monitoraggio da parte dei servizi di un legittimo partito che che ha un legittimo consenso (oggi sarebbe il primo partito in Germania) ha come effetto che i suoi membri potranno essere sottoposti a controlli, intercettazioni, potranno essere oggetto di dossier, e AfD ha fatto ricorso considerando questo una strumentalizzazione politica. Ma che cosa vuol dire essere estremisti, mettere in pericolo la democrazia? Fondamentalmente essere neonazisti, solo non lo dicono perché la parola è tabù.

Allora dobbiamo chiederci se è estremista o neonazista, reputare che uno Stato nazionale debba presidiare i propri confini, fermare l’immigrazione clandestina; se lo è ritenere che uno Stato ha una cultura, una storia, una tradizione di riferimento che non è opportuno edulcorare con culture di segno opposto, magari liberticide. E dobbiamo chiederci se è estremista, anzi neonazista, pensare che il futuro della Germania e dell’Europa non stia nell’islamizzazione forzata delle coscienze e delle aree urbane; o se invece tutto questo viene usato per appiccicare etichette, per eliminare dal dibattito questa agenda.

Perseguire AfD o qualunque altro partito sarebbe giustificato se proponesse azioni paranaziste, assimilabili alla tragedia del totalitarismo novecentesco, come l’identificazione e il rastrellamento degli ebrei in quanto ebrei, come il partito unico che coincide con lo Stato, come l’ideologia razziale di Stato. Ma AfD non ha mai fatto questo, è ultraconservatore e ha anche un passato ambiguo, ma oggi di neonazista non ha nulla: fra l’altro la sua leader Alice Weidel è una omosessuale dichiarata che convive con una persona di origini cingalesi, e la coppia ha adottato dei bambini, dove starebbe il rimando nazista? Inoltre l’opposizione di AfD all’islamizzazione delle società europee è il miglior sostegno che nel 2025 un partito politico può dare agli ebrei che vivono in Europa.

La stessa Weidel, in una famosa conversazione con Elon Musk su X, ascrisse Hitler alla storia del comunismo: una forzatura terminologica con la quale intendeva che il nazismo fa parte della storia del socialismo nazionale, che è una diramazione della teoria e della pratica socialiste; con questo un partito ultraconservatore come AfD non c’entra niente, tant’è che, per esempio, è favorevole al mercato.

Tutto questo per dire che oggi non può essere reato in Europa essere di destra – o di estrema destra, per usare il vocabolario del mainstream – e AfD non predica niente di neonazista: perciò la sua battaglia riguarda qualunque spirito libero europeo.


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