Viva Orbán che manda al diavolo la Corte Penale

· 29 Aprile 2025


Cari ascoltatori, senza alcun ritegno diciamo viva l’Ungheria che si ritira dalla Corte penale internazionale. Il Parlamento ungherese ha votato e ha scelto di non aderire più alla mitologica Cpi, uno dei sacri graal dei globalisti, uno dei loro dogmi indiscutibili. L’annuncio è stato dato con un post dal ministro degli Esteri ungherese Péter Futsal Szijjártó, ma la notizia era già stata anticipata da Budapest quando aveva chiarito di non voler far parte di un’istituzione politicizzata che ha perso imparzialità e credibilità, durante la visita nella capitale magiara del premier israeliano Benjamin Netanyahu, lo scorso 4 aprile.

Questo elemento è importante perché, nella sua faziosità politica, il finto ruolo di arbitro che in realtà è giocatore a tutti gli effetti della Corte Penale Internazionale è stato esercitato al massimo grado nel guazzabuglio mediorientale, nella guerra che oppone l’unica democrazia del Medio Oriente alla banda di assassini, stupratori, torturatori nazi-islamici che si chiama Hamas. La Cpi ha fatto un’equivalenza orrenda e irricevibile, formale e morale, fra Israele e Hamas, quando ha spiccato identici mandati di arresto per i capi dei terroristi che hanno ideato e realizzato del pogrom del 7 ottobre, e per il leader che ha guidato la reazione dello Stato degli Ebrei a quella strage. Oltre tutto la Cpi si è mossa contro Netanyahu anche accogliendo un’annotazione dello Stato di Palestina, un’entità che formalmente non esiste e che nella sostanza è Hamas: questo fatto va sottolineato anche in nome dei palestinesi oppressi da quella banda di despoti islamisti.

L’azione della Cpi ne ha definito l’approccio alla radice, e non è un caso che la Corte non sia stata riconosciuta dagli Stati Uniti, che sono la più grande democrazia del mondo e lo rimangono anche se sui giornaloni, nei talk, nella bolla progressista sono ormai visti sostanzialmente come la Germania degli anni Trenta.

Quindi viva l’Ungheria e viva Orbán, e non solo: non possiamo che sottoscrivere la reazione del vicepremier Matteo Salvini, che ha parlato di “scelta di giustizia e libertà, di sovranità e coraggio”. Sovranità, perché uno Stato nazionale ha il diritto di rescindere il legame con un’istituzione sovranazionale in cui non si riconosce; libertà, perché l’ideologismo della Corte Penale Internazionale spesso si pone contro il mondo libero, contro Israele, anche contro l’America di Trump; e coraggio, perché il mainstream europeista ne ha fatto un graal, cosa che però un’istituzione che mette sullo stesso piano Israele e Hamas non può essere. Per questo ripetiamo: viva l’Ungheria e viva Orbán che ha sempre remato in questa direzione, contro questa specie di istituzioni globaliste, faziose e illiberali.


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