Papa Francesco padrino del 1° maggio? Landini, ora basta

· 29 Aprile 2025


Cari ascoltatori, mentre fervono le manovre pre-conclave e impazza il totopapa, che sarà probabilmente sterile come quasi sempre, ci siamo accorti di avere un esegeta ufficiale del pensiero e dell’opera di Papa Francesco: Landini Maurizio, segretario generale della Cgil, tuttologo da mainstream, che esterna compulsivamente su qualsiasi cosa, sempre tirando la volata all’antagonismo di sinistra, più che al concreto riformismo della storia migliore del sindacato.

Landini si era già esibito arruolando Bergoglio nel pantheon del 25 aprile e facendone un partigiano immaginario; questa volta ha detto che Papa Francesco è anche il padrino del primo maggio sindacale. Non è uno scherzo, l’ha detto durante la presentazione degli eventi per la ricorrenza, tra cui il bollitissimo concertone in piazza San Giovanni a Roma: che avverrà, ha detto Landini, nel segno del messaggio di Papa Francesco.

Con uno sconcertante tiraggio di tonaca post mortem, tra Noemi, Elodie e le altre star e starlette, ci sarà il messaggio di Papa Francesco, perché, ha detto Landini, “ci ha insegnato a dare voce a chi non ce l’ha, fare rumore”: uno slogan precotto e senza significato, ma che sta bene con tutto, così come il “battersi contro le diseguaglianze per rilanciare un’azione che rimetta al centro la persona”. È una strada che Landini ha già percorso per il 25 aprile: si prendono stralci di discorsi, estratti di esortazioni e pezzetti del vocabolario di Bergoglio, e si frulla tutto nel mainstream progressista. Ne è già venuto fuori un Bergoglio che incitava alla resistenza, mentre lui ha sempre usato quel termine al contrario, ad esempio per invitare gli uomini a non opporre resistenza all’azione di Dio. Ora il grande tarocco continua e il Papa defunto è diventato il padrino del concertone della triplice sindacale.

Noi abbiamo sempre sostenuto, senza ipocrisie, che il messaggio di Francesco è stato a volte equivoco, in bilico sullo spirito del tempo, e che da ottimo gesuita ha trascorso un pontificato all’insegna del tentativo di immergere la Chiesa nel mondo, anzi di mondanizzarla: è stata la sua strategia per farla sopravvivere, ma così facendo ha finito con l’aderire alle mode della contemporaneità, anche ideologiche. Però è un conto ben diverso arruolarlo a icona del 25 aprile ideologico e storicamente falso che va in scena ogni anno; e lo stesso si può dire del primo maggio alla Landini, tutto retorica di un sindacato che oggi ha nei pensionati, piuttosto che nei lavoratori, la categoria più rappresentata, cioè un ossimoro. Bergoglio leader della sinistra massimalista è troppo anche per chi esprime le più dure perplessità sul suo papato.

Al torrenziale Landini almeno possiamo contrapporre l’intervista a Camillo Ruini del Corriere della Sera: “Serve un Papa buono anche nel governare, bisogna restituire la Chiesa ai cattolici e le divisioni restano. Francesco ha privilegiato i lontani a scapito dei vicini; le istituzioni sono in parte destrutturate perché Bergoglio le voleva purificare”. Può essere che tra gli effetti non voluti, come una sorta di nemesi, questa destrutturazione e un certo modo di portare il messaggio cristiano nel mondo abbiano creato l’equivoco per cui seriamente oggi qualcuno crede che Maurizio Landini sia un’esegeta del suo pensiero. Ma Landini non è nemmeno esegeta delle ragioni dei lavoratori, figuratevi del pensiero della Chiesa cattolica.


Opinione dei lettori
  1. Guido   Di   2 Maggio 2025 alle 10:55

    Che fai? Critichi un importante supporter della sinistra italiana? Allora sei un fascista. Non sai che in questa nostra Repubblica democratica è possibile criticare solo esponenti di destra?

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