Prodi, Ventotene, l’Europa: caduta miti a sinistra

· 26 Marzo 2025


Cari ascoltatori, stiamo assistendo alla caduta, anzi alla frana dei miti di sinistra, un pantheon che tracolla un giorno dopo l’altro, a cominciare dal nume tutelare Romano Prodi: ieri sera alla insospettabile trasmissione “Di martedì”, il conduttore Giovanni Floris ha mostrato l’immagine che sbugiarda Prodi, due volte presidente del Consiglio, già presidente della Commissione Europea, pezzo da novanta dell’establishment: il professore ha chiaramente afferrato e strattonato una ciocca di capelli di Lavinia Orefici, giornalista di Quarta Repubblica.

Al momento in cui parliamo non sono arrivate scuse, né da lui né dai suoi aedi professorali: Massimo Giannini ha detto che Prodi era stato oggetto di un agguato da parte di giornalisti sicari di regime, perché gli era stata fatta una domanda non concordata. Luca Bottura ha dichiarato che Prodi ha fatto benissimo, e questa è la loro idea di libertà di stampa. Debora Serracchiani a “L’aria che tira” condotta da David Parenzo ha addirittura negato il fatto, dicendo che forse Prodi “per sbaglio” aveva allungato un braccio.

Ma la cosa più penosa è che le immagini fanno cadere la versione dello stesso Prodi, che aveva spiegato “non ho strattonato o tirato i capelli alla giornalista, ma come tutti i presenti possono testimoniare ho appoggiato una mano sulla sua spalla perché stava dicendo cose assurde”. Intanto la giornalista stava solo facendo una domanda, e comunque la ricostruzione fatta da Prodi è falsa, lo dimostrano le immagini. E così, insieme con la versione dei fatti del professore, cade anche l’immagine di un uomo mite, curiale, di un’anima buona che già due volte ha unito il fronte dei buoni, giusti e democratici contro il centrodestra. Pensate, come abbiamo già detto proponendo un esperimento, se quel gesto l’avesse fatto Matteo Salvini: sarebbe stato crocefisso come esempio di sessismo, razzismo, machismo, rigurgito di patriarcato e di fascismo.

Il mito di Prodi è caduto, e non ringrazieremo mai abbastanza Massimo D’Alema per aver a suo tempo fatto mancare i voti necessari – il famoso psicodramma dei 101 – per eleggere Prodi presidente della Repubblica: grazie ancora, Max.

Un secondo mito caduto in questi giorni è lo stesso oggetto della domanda a Prodi, il Manifesto di Ventotene, che abbiamo scoperto si può criticare senza pericolo, perché siamo in una democrazia: lo stesso Altiero Spinelli successivamente si spostò su posizioni più evolute, mentre Ernesto Rossi approdò a un compiuto liberalismo allontanandosi dal giacobinismo ideologico del manifesto. Insomma, gli autori fecero passi avanti che i contemporanei oggi non fanno. Ma la loro non è l’unica Europa che si può immaginare e non è l’idea dei primi padri fondatori, De Gasperi, Schuman, Adenauer, che costruirono un’Europa pragmatica su intese commerciali ed economiche, e solo dopo arrivò l’eurosoviet che ripescava l’idea di Ventotene. Oppure si può pensarla come Margaret Thatcher, cioè che non serva un’Unione centralista, dirigista e livellatrice.

Un altro mito crollato è la stessa Unione europea: non solo perché per organizzare delle piazze a favore, tipo quella romana, devono farle pagare ai contribuenti, ma anche perché l’inadeguatezza politica, economica, militare dell’Europa è evidente ed è una delle principali cause del pantano ucraino: quel doppio binario di leader come Angela Merkel che portò avanti un appeasement mercantilista con Putin pensando che il contribuente americano ci avrebbe difeso a oltranza, non si sa bene in base a quale interesse. Oggi Donald Trump indica che l’Europa è nuda, e la von der Leyen non ha nessun piano alternativo a quello americano, né di negoziato né di difesa, e così frana il mito di sinistra dell’Unione eurocratica.

Questi signori mentono sulla cronaca e sono drammaticamente in ritardo sulla storia.


Opinione dei lettori

Commenta

La tua email non sarà pubblica. I campi richiesti sono contrassegnati con *




Radio Libertà

Background