Gli isterici sinistri: l’unica democrazia è la loro

· 19 Marzo 2025


Cari ascoltatori, in queste ore interessanti sta emergendo in modo plastico come per i progressisti italiani e il mainstream d’appoggio la democrazia sia solo la loro democrazia, le istituzioni siano solo le loro istituzioni, i valori condivisi siano sempre i valori condivisi da loro: è il grande inganno in cui siamo intrappolati da decenni, per cui le logiche e i riti della sinistra incarnano l’unica possibilità in cui si dà democrazia, mentre le posizioni degli altri sono solo posizioni degli altri, spesso sinonimo di fascismo.

È un gioco truccatissimo che in queste ore ha registrato picchi clamorosi. Il più eclatante ha una pesante sgrammaticatura istituzionale, se non dei riflessi giudiziari: è la faccenda allucinante, sollevata da Libero, della manifestazione per l’Europa in Piazza del Popolo, a Roma, pagata con i soldi dei contribuenti romani, 270mila euro sborsati dal Comune. Ergo, i contribuenti romani di centrodestra hanno finanziato con le loro tasche una manifestazione chiaramente politica e orientata a sinistra già dalla sua genesi, visto che è stata convocata da Michele Serra che è una delle principali firme di Repubblica, house organ del Pd (anche se ormai il è il Pd a essere l’house organ di Repubblica).

D’altra parte, non può non essere una piattaforma di parte una manifestazione per più Unione europea, quindi più euro-burocrazia, per il riarmo europeo, per ulteriori cessioni di sovranità, contro le iniziative e anche contro la persona del presidente americano Donald Trump. Il caso sollevato da Libero è deflagrato e la Lega ha presentato un esposto alla Corte dei Conti, perché c’è in ballo denaro pubblico per un evento iper-orientato, e si riserva di prendere iniziative in Procura.

Il sindaco Gualtieri, praticamente parlando da Marte, ha detto che la manifestazione è stata finanziata dal Comune ed è tutto regolare, rientra nelle prerogative dell’amministrazione sostenere con i soldi di tutti una manifestazione di parte (siamo sicurissimi che Gualtieri si regolerà ugualmente anche quando toccherà alla parte opposta…). Non contento, Gualtieri si è premurato di prenderci in giro: ha assicurato che si è trattato di una manifestazione istituzionale, non politica, promossa da sindaci di diversi schieramenti, a sostegno dell’Unione Europea. Cioè in pratica a sostegno della von der Leyen. Più divisiva di così.

I compagni che esagerano si sono riproposti oggi alla Camera: la premier Giorgia Meloni si è permessa di leggere degli estratti dell’intoccabile graal per lor signori, il Manifesto di Ventotene, che rivelano una  chiara impronta collettivista, addirittura rivoluzionaria e di sicuro non democratica, in aperta critica della proprietà privata, che andrebbe abolita o valutata caso per caso.

Ebbene, è bastato perché si scatenasse l’inferno. Un deputato del Pd fuori controllo ha urlato alla premier che si doveva inginocchiare di fronte a Spinelli e agli altri autori del Manifesto di Ventotene. La Schlein ha detto non si permetta mai più, indicando democraticamente che cosa la presidente del Consiglio può o non può dire. E ovviamente la narrazione collettiva che ne è seguita è la solita, che il governo si è collocato come continuatore del fascismo: Gianni Cuperlo ha detto che “non è degno di rappresentare la democrazia”, Arturo Scotto che “la Meloni è un’ultrà fuori dalla Costituzione”.

Insomma, il Manifesto di Ventotene è una religione e quello che rappresenta – una singola visione dell’europeismo, che può essere soggetta a critica – per loro è un totem inavvicinabile: la democrazia, come sopra dicevamo, è la democrazia secondo loro, le loro parole d’ordine devono esser quelle di tutti, e così le loro manifestazioni. A pensarci bene non sono poi così lontani da quel tizio russo che si chiama Vladimir.


Opinione dei lettori

Commenta

La tua email non sarà pubblica. I campi richiesti sono contrassegnati con *




Radio Libertà

Background