Da Prodi a Guccini, l’armata brancaleone in piazza
Giovanni Sallusti · 13 Marzo 2025
Cari ascoltatori, oggi Repubblica schiera tutta l’accozzaglia per l’Europa, la manifestazione nata da un editoriale di Michele Serra sulla parola d’ordine “più Europa”, cioè continuare a drogare un continente intossicato dall’ideologia eurocratica: vedremo schierata tutta la bella gente, i tipi umani e politici che sostengono questa grande necessità. Davanti a tutti vedremo il padrino di ogni ossessione eurocratica, Romano Prodi, uno dei tre editorialisti che oggi pompano la manifestazione su Repubblica: “Ho detto subito sì quando Michele Serra mi ha raggiunto con la sua proposta di una piazza per l’Europa mentre io ero all’università di Pechino”. Ora, per carità, i rapporti professionali non si discutono, però Prodi si è mostrato spesso assai vicino alla Cina comunista, mentre secondo il servizio segreto britannico prima era vicino all’Urss, addirittura al Kgb: insomma, sta sempre accanto ai “non amici” dell’Occidente.
Da Pechino Prodi ha aderito alla manifestazione per l’Europa ribadendo che questa Unione è la nostra più grande conquista, proprio questa sorta di soviet che sta mandando allo sfacelo l’economia di un continente. Prodi scambia per realtà anche i suoi desideri, quando dice che “la nostra storica alleanza con gli Stati Uniti sembra dissolversi” e “l’ombrello di protezione americana si chiude lasciando all’Europa il compito di provvedere da sola alla sua sicurezza”: questi parlano come se la Nato non ci fosse più, perché sono loro a volerla archiviare e così tranciare il legame transatlantico. Trump chiede l’esatto contrario, che i Paesi membri prendano sul serio la Nato, paghino ciascuno la propria quota di competenza e non agiscano da parassiti del contribuente americano.
L’accozzaglia schiera poi un cantautore campione della gauche nostalgica, Francesco Guccini, che con un suo editoriale annuncia la propria adesione, anche se da casa a causa della sua età. Guccini, che pure ha scritto anche belle canzoni, su Repubblica regala una sbrodolata di ideologia: aderisce alla manifestazione contro “la logica della sopraffazione del più forte sul più debole e un neoliberismo feroce”. Peccato che di neoliberismo non se ne sia mai visto in questo continente, che al contrario è guidato da un eurosoviet iperdirigista che regolamenta anche il diametro delle zucchine e ci indica come dobbiamo ristrutturare le nostre case, che automobile dobbiamo usare, quante emissioni possiamo produrre.
Il terzo esempio di editorialista è uno stilista, Giorgio Armani, che aderisce da grande europeista perché gli dispiace che prevalgano “spinte disgreganti”: un altro che vuole più concentrazione di potere, più leviatano europeo, come diceva Margaret Thatcher; e aggiunge che senza l’Europa siamo deboli, mentre è proprio il rovescio, con questa Europa ci stiamo avviando alla morte economica e all’irrilevanza geopolitica.
Peggio di così è difficile immaginare, ma non per questa bella gente, a partire dai suoi portabandiera, il padrino dell’euroburocrazia Prodi, il vecchio arnese del cantautorato gauchista Guccini e lo stilista Armani: sono un termometro infallibile, se ci dicono che serve più Europa sicuramente ne serve meno.