Scacco allo zar: Trump passa il cerino a Putin
Giovanni Sallusti · 12 Marzo 2025
Cari ascoltatori, oggi registriamo un clamoroso scacco allo zar da parte di Donald Trump, con buona pace del mainstream che continua a dipingere il presidente Usa come un socio in affari di Putin, quando non un suo fido esecutore. A Gedda, in Arabia Saudita – luogo non casuale perché Trump sta saldando il dossier russo-ucraino al dossier mediorientale, e l’Arabia Saudita è il Paese che ospita i negoziati perché l’ottica è di implementare gli accordi di Abramo in chiave anti-iraniana – Usa e Kiev hanno trovato l’intesa per un mese di cessate il fuoco, nel corso del quale iniziare a imbastire i colloqui con l’obiettivo di una pace duratura.
La sospensione degli aiuti militari e della condivisione dell’informazione d’intelligence da parte americana verso Kiev è stata revocata: confermando che la mossa era uno strumento negoziale per portare l’Ucraina all’interno dello schema Trump, non per mollarla. Verrà anche concluso il prima possibile l’accordo sullo sfruttamento delle risorse minerarie dell’Ucraina, condizione che soddisfa due esigenze di Trump: mostrare al suo elettorato che qualcosa l’America riceve in cambio dei miliardi di aiuti dati a Zelensky, e generare una implicita ma formidabile garanzia che Putin non attaccherà più l’Ucraina, perché sul terreno avrebbe a che fare con personale e interessi statunitensi, e Putin non ha attitudini suicide.
Questa è la quadra ottenuta ieri ed è una vittoria del metodo di Trump, perché ha portato Zelensky nel suo schema: presidiare il più possibile la sovranità del Paese, ma anche aprire a concessioni territoriali, cosa che i negoziatori ucraini ieri hanno fatto, così da uscire dalla guerra e iniziare la ricostruzione con un grande sostegno americano.
Ma c’è un secondo formidabile risultato strategico, illustrato dal segretario di Stato americano Marco Rubio: “L’Ucraina è pronta a smettere di sparare e a iniziare a parlare, e ora starà alla Russia a dire sì o no. Spero dicano di sì, se lo faranno allora penso che avremo fatto grandi progressi, se diranno di no allora purtroppo sapremo qual è l’ostacolo alla pace”. Tradotto, Trump ha passato il cerino a Putin: per il dittatore russo sarà difficile dire no, perché significherebbe che lui non contempla la possibilità di un negoziato. Trump più volte ha detto che se, davanti alla possibilità di una trattativa di pace, Putin non si sedesse al tavolo, inonderebbe l’Ucraina di aiuti molto più massicci di quanto abbia fatto Biden.
D’altra parte dire sì gli aprirebbe la porta al massimo ottenibile, visto che l’obiettivo di annettere tutta l’Ucraina e rendere Kiev una propaggine della Russia non è stato raggiunto. Può però ancora sperare in un successo parziale – che poi rivenderà come trionfo – con l’acquisizione di alcuni territori fra cui il Donbass. Se romperà questo schema invece si inoltrerà in territori sconosciuti che non si può permettere, perché Trump è un attore imprevedibile e ha chiarito che è interesse americano chiudere questa guerra con un negoziato. Scacco.