Sala & Co., adesso chiedete scusa ai carabinieri!
Giovanni Sallusti · 12 Marzo 2025
Cari ascoltatori, tutte le anime belle, a partire da Beppe Sala – fortunatamente ancora per poco sindaco di Milano – fino all’ultimo scribacchino del mainstream, ora chiedano scusa ai carabinieri. Questo pomeriggio sono arrivate le conclusioni della perizia cinematica del consulente della Procura Marco Romaniello, non dei difensori dei Carabinieri, a proposito del triste caso di Rami, il ragazzo che era in motorino con un amico e i due hanno forzato un posto di blocco, sono scappati da un’auto dei Carabinieri guidando all’impazzata per le vie di Milano, e infine hanno concluso questa serie di reati e infrazioni con un incidente in cui Rami ha perso la vita.
Il risultato della perizia è che l’operato dei carabinieri è stato corretto, e che quindi la cagnara ideologica anti-divise non ha nulla a che fare con la realtà. La relazione spiega in modo cristallino: “A parere tecnico dello scrivente consulente, l’operato del conducente dell’autovettura nell’ambito dell’inseguimento, risulta essere stato conforme a quanto prescritto dalle procedure in uso alle Forze dell’ordine”. E quando si scende nel dettaglio, “l’attenta analisi e il confronto dei due video delle telecamere comunali tra le vie Ripamonti, Quaranta e Solaroli dimostra che non è possibile che sia avvenuto alcun contatto preliminare tra i due mezzi nella zona di non copertura delle due telecamere”, cosa di cui, non si sa perché, invece il mainstream anti-divise era certo come del sole che sorge.
Il report entra poi nel comportamento di uno degli agenti: “Per quanto attiene al vicebrigadiere conducente dell’autovettura, la disamina di tutti i video e l’attenta analisi cinematica condotta hanno confermato che questi, aderendo al dovere d’ufficio, ha proceduto nell’inseguimento dei due fuggitivi attenendosi alle procedure previste”, tant’è che “quando si è trovato nell’impossibilità di poter attuare un’azione difensiva efficace in relazione alla manovra improvvisa ed imprevedibile attuata dal conducente del motoveicolo, di taglio della propria traiettoria” il carabiniere alla guida ha cercato di frenare “il più energicamente possibile”, tant’è che se la distanza fosse stata maggiore, si sarebbe potuto fermare. Purtroppo non è andata così, ma la volontà e l’operato dei carabinieri non c’entrano.
Tra l’altro il consulente della Procura ribadisce che non si tratta di una dinamica di normale incidente stradale, ma “di un’operazione di pubblica sicurezza” in cui i militari, lo dice per la terza volta, “si sono attenuti alle procedure previste”. E infine: “In conclusione, per quanto più sopraesposto, si deve concludere che nei limiti dell’esito imprevedibile e drammatico, sia la risposta attentiva del conducente dell’autovettura, sia la sua reazione sono state adeguate e controllate”.
A questo punto, sarebbe veramente un atto di banale decenza umana, prima che istituzionale, che tutti i soggetti che hanno fomentato la cagnara anti-divise chiedessero scusa: a cominciare dal sindaco di Milano, che a tragedia appena avvenuta era pieno di certezze e aveva sentenziato, senza avere alcun elemento, che ci sono Carabinieri che sbagliano mentre la maggior parte fa le cose giuste, e che in quel caso avevano sbagliato perché avevano inseguito per 20 minuti due che su un motorino avevano forzato un posto di blocco, mettendo a rischio la vita di conducenti di autovetture e di passanti milanesi.
Sala era anche in buona compagnia: Franco Gabrielli, consulente alla sicurezza per il Comune di Milano, aveva dichiarato che quella non è la modalità corretta di condurre un inseguimento, perché i militari avrebbero potuto prendere la targa del motorino, probabilmente rubato, e avrebbero sicuramente risolto il caso; da lì, a cascata, era partita tutta la commentatio dei giornaloni, dei talk, delle anime belle. Ecco, oggi tutti costoro, se vogliono conservare un po’ di decenza, chiedano scusa ai carabinieri.