I Demoni di Dostoevskij? Pari pari il mainstream di oggi

· 9 Marzo 2025


In questa puntata di Alta Tiratura, Alessandro Gnocchi racconta quanto il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, in romanzo (appena ripubblicato) e in serie tv (scadente), rappresenti una fotografia dell’attualità. E come Dostoevskij raccontando il suo tempo si sia fatto beffe degli odierni intellettuali di sinistra con 150 anni di anticipo.

“Il Gattopardo è diventato una serie tv per Netflix imbarazzante, soprattutto se si ha negli occhi il magnifico film film di Luchino Visconti con Burt Lancaster, Alain Delon e Claudia Cardinale: Kim Rossi Stuart è del tutto fuori ruolo e in una vicenda che è eminentemente siciliana gli attori parlano con accento romano. Il libro invece, che è stato appena ristampato, è sempre prezioso: ci spiega in poche parole come l’Italia sia stata fatta male, sia stata unificata seguendo dei criteri sbagliati, concetto sintetizzato perfettamente nella celebre frase: se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.

“E questo perché il cittadino italiano non è italiano. Prima di essere italiano, l’italiano è il cittadino di casa sua. Uno è prima cremonese, poi lombardo, e poi italiano. Non è campanilismo spiccio, la nostra storia è fatta di questo. È fatta dai liberi Comuni, da una tradizione di autonomia. E questo libro ci fa capire che cosa è successo nella storia d’Italia con l’unificazione e perché le cose non potevano che andare storte come sono andate”.

Gnocchi prende poi in esame la nuova traduzione sull’originale russo dei Demòni e dei taccuini di Fedor Dostoevskij, dove si trovano i tipi umani e i tic sociali che popolano la modernità: lo scrittore russo prende in giro, l’intellighenzia di sinistra, progressista, protocomunista, cui lui stesso era appartenuto prima di cambiare completamente idea. Nel libro si trovano figure umane che assomigliano molto a quelle che oggi vediamo in tv: l’intellettuale da talk show, da salottino televisivo, quello da conferenza al Salone del libro. Questo tipo di intellettuale, che è sempre radicale, si presenta come rivoluzionario mentre in realtà non fa altro che snocciolare luoghi comuni su cui tutti sono d’accordo: nella galleria dei personaggi si va dagli scrittori impegnati che amano spacciarsi per dissidenti ma sono un concentrato di conformismo, ai “distruttori”, sessantottini ante litteram, che non hanno nulla con cui sostituire quel che distruggono, e quindi sono fabbricanti di infelicità invece che di libertà.

I Taccuini sono altrettanto interessanti: perché in essi Dostoevskij smonta il socialismo e mostra come il Cristianesimo sappia recepire le caratteristiche della giustizia, essendo però capace di coniugarle con la libertà. Quindi Cristo non è il primo socialista, come ogni tanto si sente dire, ma il messaggio di Cristo ha già in sé la giustizia che il socialista vuole ottenere invece con la forza.


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