I veri dazi sono quelli del green deal

· 5 Marzo 2025


In questa puntata de “Gli scorretti”, Carlo Cambi affronta con Giulio Cainarca il tema della geopolitica dei dazi, e svela che il peggiore dispensatore di dazi sui Paesi europei è… l’Europa.

“Trump applica i dazi come strumento di pressione su Paesi che non sono allineati alla traiettoria della deglobalizzazione e del ridare agli Stati Uniti d’America la sua centralità. In Italia, tutti allarmati, hanno detto che adesso gli americani smetteranno di comprare italiano. Ma badate: una bottiglia di Brunello di Montalcino a New York viene pagata all’incirca 180 dollari. Se per effetto dei dazi andasse a costare 182 dollari, non la comprerebbero forse lo stesso? Una borsa di Gucci a New York costa 4 mila dollari. Se quella borsa con i dazi passa a 4 mila e 40 dollari, che cosa cambia? Davvero qualcuno pensa che a causa dei dazi queste cose resteranno invendute? La realtà è che se tu hai con gli americani uno scambio di beni esclusivi, di alta gamma e di altissima qualità, allora dei dazi neanche ti accorgi, perché lavori nel cosiddetto mercato imperfetto, cioè quello dove il prezzo non viene fatto dalla domanda, ma viene fatto dall’offerta, la quale ti dice “se lo vuoi esclusivo lo paghi tanto”. E così funziona anche il grande lusso francese”.

“Dal punto di vista del commercio mondiale, la questione dei dazi rivela ciò che nessuno finora ha avuto il coraggio di dire, che l’area commerciale che mette i maggiori dazi è l’Europa, la quale ha un dazio di ingresso camuffato che  è l’Iva all’importazione, tra il 20 e il 24%. In più, mantiene al suo interno dei dazi intracomunitari: ha un dazio nascosto dentro il green deal, cioè il controllo della quantità d’impronta carbonica presente nelle forniture. Se tu compri una valvola in Vietnam che devi montare su una pompa che fai a Busto Arsizio, devi certificare all’Unione europea qual è l’impronta carbonica di tutta la filiera di produzione: e vieni multato se in questa filiera uno dei tuoi subfornitori non rispetta i parametri. Non è un dazio, questo?”

“Perché i giapponesi sui dazi non hanno aperto bocca? E neanche i coreani, o gli australiani? Perché gli unici che strillano sono gli europei, anzi una parte della sinistra europea? Perché questi europei guardano da sempre alla Cina, e la cosa che fa inorridire è che la pregiudiziale della libertà, guardando alla Cina, non viene sollevata. Ma io preferisco pagare il 30% di dazi a Trump, avendo un ordine mondiale che mi garantisce libertà e democrazia, piuttosto che comprare a gratis dai cinesi, che quando arrivano mi fanno smettere di parlare”.


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