Prima che gli Usa, l’Europa sta “fregando” se stessa
Giovanni Sallusti · 27 Febbraio 2025
Cari ascoltatori, la frase quotidiana che scandalizza le anime belle oggi è ancora di Donald Trump, il quale ha osato dire che l’Unione Europea è stata costruita per fregare gli Stati Uniti. A dire il vero, abbiamo il sospetto che questa consueta iperbole trumpiana abbia degli elementi di verità, se pensiamo allo sbilanciamento commerciale tra le due sponde dell’Atlantico e all’attitudine da scrocconi dei Paesi europei sulla Nato. Di certo c’è che l’Unione Europea è stata costruita com’è, fin dalla sua origine, per fregare proprio i popoli europei, con un’ottica costruttivista da parte di un pugno di tecnocrati presuntamente illuminati che hanno ideato a tavolino un piano da calare sul corpo, sulla storia, sulle differenze di un continente intero.
Si poteva fare diversamente? Certo che sì, lo spiegò Margaret Thatcher in un memorabile discorso che ricordiamo spesso perché è un vero contromanifesto, nel quale venivano date due indicazioni: non bisogna centralizzare tutto il potere a Bruxelles, costituendo così una sorta di superstato, un leviatano continentale; e bisogna invece incoraggiare a fare impresa in tutto il continente. Come abbiamo ben visto, è accaduto l’opposto: è stato centralizzato il potere a Bruxelles ed è stato scoraggiato in ogni modo il fare impresa, con una burocratizzazione estrema che ha avuto anche risvolti comici, ricorderete il controllo del diametro degli ortaggi, degli scarichi dei wc…
Più seriamente, l’Unione Europea è l’unica entità politica che affronta temi decisivi della contemporaneità come i social network e l’intelligenza artificiale nell’ottica di regolamentare, non di innovare né di studiare le frontiere della tecnologia. Vale ancora il detto americano: l’America fa, la Cina copia, l’Europa regola: i nostri euroburocrati hanno rivendicato con orgoglio la regolamentazione dell’arena democratica social, anzi la censura dei social ideologicamente sgraditi, per esempio la crociata contro X di Elon Musk, e ora stanno perseguendo la regolamentazione dell’intelligenza artificiale, sul sviluppo della quale siamo in drammatico ritardo mentre Cina e Stati Uniti avanzano a grandi passi.
L’ottica malata dell’Unione Europea si manifesta anche nel dirigismo delle ecofollie, con le case green obbligatorie, il ripristino indiscriminato della natura con tanto di legge votata al Parlamento Europeo, e il sacro totem del green deal che non viene messo in discussione neppure di fronte all’evidenza del suicidio produttivo che rappresenta. Solo ieri Ursula von der Leyen ci ha presentato il Clean Industrial Deal, una nuova versione che, a suo dire, semplificherà la vita alle imprese senza cambiare gli obiettivi, cioè la neutralità climatica intorno al 2050, con il relativo suicidio produttivo continentale intorno al 2050, perché la sostanza resta la stessa, i dettagli a valle sono solo supercazzole.
Ursula ha continuato: “La domanda di prodotti puliti è rallentata, dobbiamo invertire la tendenza affinché l’Europa possa essere un continente non solo di innovazione industriale ma anche di produzione industriale”. Insomma, si stupisce se è difficile imporre un prodotto per legge e se gli investimenti si spostano in regioni meno burocratizzate; pensa di poter forzare la mano per invertire la tendenza dell’economia invece di lasciare che si sviluppi liberamente, (questo è l’obiettivo del Clean Industrial Deal); e parla comicamente di innovazione e produzione mentre insiste a regolare.
È questo il corto circuito: il mainstream ossessionato si preoccupa per le dichiarazioni più o meno roboanti di Trump, mentre l’Unione insiste nelle politiche che veramente ci fregano e ci fregheranno ancora.