Più scuola e più rigore: così si vincono le banlieue
Antonino D'Anna · 24 Febbraio 2025
In Italia ci sono 5 milioni di stranieri e, mentre calano gli arrivi di migranti illegali, preoccupa il tasso di abbandoni scolastici. Significa meno integrazione, più devianza ed autoesclusione. È così, insomma, che si costruiscono le banlieue e i ghetti: in questa puntata di “Zoom” Antonino D’Anna ne parla con Anna Bono (La Nuova Bussola Quotidiana), africanista e docente universitaria.
“È certo che l’abbandono scolastico, il ritardo e la resa scolastica bassa sono fattori da considerare: inoltre i ragazzi che non entrano proprio nel sistema scolastico sono tanti e creano le basi di disadattamento, devianza, autoesclusione, e infine si arriva ai fenomeni di cui ci stiamo preoccupando in questi giorni. I dati del Ministero dell’Interno lo confermano: un moltiplicarsi di casi di violenza, di criminalità, di piccola delinquenza che mettono in difficoltà le persone che ogni giorno devono vivere nelle loro città e che fino a qualche tempo fa, tutto sommato, non avevano accusato problemi di sicurezza così seri”.
“Delle quasi 123mila persone arrestate o denunciate nel 2024, quasi il 35 per cento erano straniere, su una popolazione straniera che è un decimo di quella italiana, 6 milioni su poco meno di 60 milioni di residenti italiani. Gli irregolari sono calcolati al 5-6 per cento del totale degli stranieri, eppure danno un contributo notevole ai dati sulla criminalità”.
“Una delle cause può essere proprio la mancata scolarizzazione o comunque un’esperienza educativa parziale, interrotta, che tra l’altro contribuisce alla disoccupazione degli stranieri, che è più alta di quella degli italiani: mentre quella degli italiani sta diminuendo, quella degli stranieri è andata aumentando”.
“La scuola forse dovrebbe essere più rigorosa nelle valutazioni: perché un altro problema sottaciuto è che c’è una certa tolleranza, per forza di cose ma anche per scelta, nei confronti degli studenti stranieri, in termini di risultati scolastici. Io sono stata docente universitaria e ho verificato che arrivavano degli studenti a sostenere gli esami e a scrivere una tesi di laurea e l’italiano non lo parlavano correttamente”.
“Ci sono anche delle difficoltà che a volte sconcertano gli insegnanti, per esempio il rapporto con i genitori, non di rado con i genitori di bambini musulmani, perché l’autorevolezza di un’insegnante donna è messa in discussione. Il bambino rifiuta di obbedire e di comportarsi bene e con profitto, e poi è difeso dalla famiglia. Ecco perché dico che ci vogliono protocolli precisi, tali per cui gli insegnanti e i responsabili degli istituti sappiano come si devono comportare, senza incorrere in sanzioni o comunque in dispiaceri e in discussioni”.