Un mondo normale? i tedeschi governati dal centro-destra

· 24 Febbraio 2025


Cari ascoltatori, al di là delle preferenze personali e delle paranoie del mainstream, il dato storico di queste elezioni in Germania è che più di un quinto dei tedeschi ha votato contro le politiche portate avanti dall’establishment negli ultimi decenni: e, visto quanto conta la Germania, anche di quello europeo.

L’affermazione clamorosa di Afd, che raddoppia e oltre i propri voti, è una sonora bocciatura del governo Scholz ma soprattutto della stagione Merkel, di cui Olaf Scholz è stato un’appendice. Chi ha votato il partito di Alice Weidel, infatti, l’ha fatto anzitutto contro le politiche migratorie masochiste della Germania, le “porte aperte” che avevano connotato la strategia di Angela Merkel: appena meno assurda di quella della sinistra italiana che aveva reso l’Italia il campo profughi d’Europa, perché la Merkel a volte i migranti li selezionava, per esempio nel caso della Siria. Quel che non ha capito è che la posta in gioco era il rischio Eurabia evocato da Oriana Fallaci, che infatti in Germania si è materializzato; le aggressioni con i coltelli non sono arrivate da tedeschi della Bassa Sassonia, ma da siriani, afghani, da seconde generazioni radicalizzate, una politica buonista che ha generato un enorme problema di sicurezza nazionale.

Chi ha votato Afd l’ha fatto anche sull’economia: c’è stato un pieno di voti fra i ceti medio bassi, soprattutto all’est. È stata una scelta contro la costruzione europea dirigista e burocratica, sempre favorita dalla Merkel, contro le follie del green deal sul quale la Commissione europea insiste ancora, anche se sta portando al suicidio il continente, per prima la Germania: colossi dell’automotive come Continental, come Volkswagen hanno annunciato licenziamenti e dismissioni di stabilimenti in patria, un dramma che ha anche un significato simbolico. Ecco, chi ha votato Afd l’ha fatto anche in difesa dell’interesse della storia nazionale, che nell’era Merkel-Scholz sembrava una parolaccia.

Di fronte al responso delle urne ora ci sono due possibilità, una di razionalità politica e una di reiterazione ideologica. La prima è un governo dei due partiti più votati, il vincitore, la Cdu di Friedrich Merz, e Afd: centro-destra e destra attorno a un programma comune, alla compatibilità valoriale che si è già vista quando le due formazioni hanno votato al Parlamento una mozione che chiedeva una stretta sull’immigrazione. Su questo tema Merz ha fatto una sterzata, ha incalzato Olaf Scholz sull’insicurezza che dilaga nel Paese a causa della non gestione del problema. Inoltre sarebbe tutto nell’interesse della Cdu “normalizzare” Afd responsabilizzandola in un progetto di governo, invece di lasciarla fuori a seminare sul malcontento, innescando una ulteriore crescita dei consensi.

Invece, con tutta probabilità accadrà proprio la reiterazione ideologica dello schema “grande coalizione”, forse solo tra Cdu e Spd, che è l’enorme sconfitta di questa tornata, con il peggiore risultato della sua storia. Probabilmente prevarrà il dogma del cordone sanitario, prassi di governo della Merkel che ha generato la nota catena di fallimenti politici proprio per incompatibilità valoriale, e che ha portato Afd al 20 per cento. Insomma accadrà come in Francia, dove sono andati in scena i pateracchi più inverosimili e politicamente fragili pur di tenere alla larga Marine Le Pen.

I due principali Paesi dell’Unione europea hanno evidentemente un problema con la democrazia e con il pronunciamento degli elettori, e a quanto pare la logica politica non ha ancora scalzato l’ideologia.


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