Tajani vuole più Europa: ditegli che non è un dem
Giovanni Sallusti · 21 Febbraio 2025
Cari ascoltatori, con tutto il rispetto del poderoso, altolocato curriculum istituzionale al ministro degli esteri Antonio Tajani, questa sera ci tocca dirgli che errare è umano, perseverare è diabolico. Ecco perché. A margine della sua presenza all’inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico di Torino, parlando espressamente del dossier Ucraina, ha detto “a mio giudizio ci vorrebbe più Europa”. Cioè, una frase che starebbe a pennello in bocca a qualche alto dirigente del Pd.
Allora davvero perseverare è diabolico: che cos’è l’Europa, in rapporto al dossier della guerra in Ucraina? È quella che per anni ha fatto retorica pseudo-umanitaria sui diritti e sulla libertà del popolo ucraino a spese del contribuente americano; ha sostenuto l’Ucraina a ogni occasione, mentre l’America e in misura minore il Regno Unito la sostenevano concretamente, condividendo i dati di intelligence, mandando armi moderne, probabilmente anche mandando istruttori e squadre speciali sul terreno, mettendo a disposizione il sistema satellitare del vituperato Elon Musk. Ecco, mentre l’anglosfera faceva tutto questo, l’Europa continentale, oggi tanto elogiata da Tajani, faceva chiacchiere.
Non solo: quell’Europa è la stessa che ha creato le precondizioni perché si incendiasse la guerra, con due decenni di clamoroso abbaglio geopolitico, la famosa “geopolitica del tubo” che ha consegnato le chiavi energetiche dell’Europa a Vladimir Putin. È stata una scelta della classe dirigente europea: mentre l’ombrello americano ci difende, noi possiamo dedicarci al welfare, alla burocrazia e ai convegni, sperando che questa cosa possa trascinarsi all’infinito (cosa ovviamente impossibile). L’Europa non ha neanche studiato alternative a questa dipendenza energetica, anzi ha escogitato astuzie ideologiche come il green deal, sul quale la Commissione – che Tajani e gli amici di Forza Italia sostengono – vuole addirittura accelerare.
Quindi no, non ci vuole più Europa, ce ne vuole meno, di sicuro ci vogliono meno retorica, meno burocrazia, meno principi altisonanti non sostenuti da alcuna cogenza operativa: anche solo per evitare figure come quelle che i leader europei hanno fatto al controvertice allestito da Macron, dove non è uscito uno straccio di proposta alternativa al negoziato imbastito da Trump, e nemmeno un intento comune. Anzi, sono emerse divisioni che non sono neppure nuove; per non dire di una politica militare comune, tant’è che Francia e Regno Unito stanno pensando per conto loro di inviare soldati, una scelta che, criticabile o meno, almeno è coerente con una logica da Stati nazione.
Questa cosiddetta Europa non riesce a prendere alcuna decisione su questo dossier perché non è univoca in niente, è un insieme di tradizioni, interessi, priorità geopolitiche differenti, anche se compatibili perché una storia comune del continente esiste. Però no, non ci vuole più Europa, neanche se lo dice il ministro degli Esteri.